Calenda: "Il Pd tornerà dai 5S, noi con Draghi premier"

19 agosto 2022

Calenda: "Il Pd tornerà dai 5S, noi con Draghi premier"

Il programma c'è, il leader pure, per le liste bisognerà attendere oggi. E quanto al premier il desiderio sarebbe quello di avere ancora Mario Draghi. Lo ribadisce ancora una volta Carlo Calenda, durante la presentazione del programma - suo e di Italia Viva - agli elettori. Nella Sala Nassirya del Senato, in mezzo alla squadra delle ministre che sostengono il Terzo Polo (Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Elena Bonetti), insieme a Maria Elena Boschi e Luigi Marattin, il leader di Azione non lascia spazio a fraintendimenti su quale sarà la stella polare dell'alleanza con Matteo Renzi: "Il nostro obiettivo è semplice: andare avanti con l'agenda Draghi, con il metodo Draghi e avere possibilmente Draghi come presidente del Consiglio".


I temi sono quelli enunciati in questi giorni - si va dal nucleare all'elezione diretta del premier, dal taglio del Reddito di Cittadinanza all'abolizione dell'appello per le sentenze di assoluzione - che hanno portato alla rottura con Partito democratico e soci. Una questione che porta ancora i suoi strascichi e sulla quale Calenda continua a battere, anche in prospettiva futura. "Il Pd tornerà 5 minuti dopo le elezioni dai 5 stelle, basta leggere le dichiarazioni di Orlando, Bonini, Boccia", stuzzica il leader di Azione, che prova a creare qualche tentennamento nel campo degli ex alleati, quando dice: "Per persone come Cottarelli, Bonino e Bentivoglio e tanti altri voglio dire: le porte continuano a essere aperte".


 Lui, intanto, ripropone la sfida della scorsa estate e si candiderà, stavolta per un posto in Parlamento, nella Capitale, collegio Roma 1. L'unico grande assente della giornata è l'altro generale delle truppe del Terzo Polo, Matteo Renzi. "Oggi non c'è, ma non è tattica - dice Calenda - faremo una grande iniziativa assieme a Milano". Sul rapporto tra i due si sofferma: imbeccato dai cronisti, lo definisce "molto difficile a partire dal Conte II". Anche durante il periodo a Palazzo Chigi "non c'è stato un giorno in cui non abbiamo litigato", confessa, ma riconosce nell'alleato "grande generosità per aver fatto un passo di lato" e in fondo in quel legame fatto di ripetuti scontri vede il metodo di lavoro che serve all'Italia: "una roba tosta, non la retorica dei mollacchioni".


D'altronde le cose da fare nel Paese sono molte, moltissime, è Calenda stesso a dirlo e con lui i suoi compagni di viaggio. Parlano tutti, ognuno per il proprio campo di competenza e disegnano l'Italia che hanno in mente. C'è la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Elena Bonetti, ad esempio, che spinge forte sulla realizzazione del Family Act, azzoppato, secondo lei, dallo "scempio fatto dal Movimento 5 stelle". L'obiettivo per le politiche familiari è "non dare sussidi temporanei ma fare degli investimenti, duraturi", come quello di "levare tutti i costi della maternità per le imprese". C'è Mariastella Gelmini che rilancia l'idea, anticipata ieri da Matteo Renzi, del Sindaco d'Italia, per superare "la problematica che è la governabilità e la durata scarsa dei governi" e l'altra ministra fuoriuscita da Forza Italia, Mara Carfagna, che da titolare del dicastero per il Sud richiama la sensibilità degli abitanti del Mezzogiorno: "devono essere consapevoli del rischio che corrono se dovessero vincere gli opposti populismi di destra e di sinistra".


E c'è Maria Elena Boschi, che segna netta la posizione dell'alleanza in materia di giustizia: "per noi garantismo e giustizialismo non sono due facce della stessa medaglia, il giustizialismo è un'aberrazione".

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