Il governo presieduto da Giorgia Meloni è orientato a proiettare un grande attivismo in Italia e nel Mediterraneo, arrivando fino all'area Indopacifico.
E' una scelta strategica rivolta a rafforzare le relazioni e la cooperazione con le nazioni di tale bacino ed ha un'importanza particolare per trovare anche accordi su migrazione e mobilità.
A mio avviso, purtroppo, il dinamismo della Meloni non trova nei partiti della coalizione e nella dirigenza che la circonda il giusto equilibrio e la necessaria professionalità necessarie per spiegare, avviare e implementare politiche innovative.
L'apparato comunicativo dell'esecutivo sembra caotico e contradditorio tale da spingere la premier a sostituire il capo dell'Ufficio stampa e relazioni con i media con il giornalista Mario Sechi.
Esistono ancora differenze e divergenze di vedute su alcuni aspetti dell'azione di governo malamente rappresentate agli organi di stampa che vengono recepite in modo distorto e lacunoso da parte dei destinatari e dei cittadini, lasciando spazio a polemiche e rimembranze storiche fortemente ideologizzate per interessi politici.
La Meloni è chiara e diretta nel comunicare pensiero ed azioni del suo governo; mancano "i meloniani", ovvero coloro che fanno parte dell'entourage governativo che non riescono ad esprimere condotte e linguaggio appropriate scivolando nell'equivoco e nella provocazione politica.
La politica dovrebbe essere la scienza delle scelte, assunte per il benessere della Nazione da comunicare con chiarezza e coerenza al di là delle ideologie e del personale narcisismo.
Solo una corretta, chiara e onesta comunicazione, e ciò vale anche per l'opposizione, può permettere di mettere insieme e scambiare informazioni, conoscenze, atteggiamenti, emozioni e percezioni tra i vari soggetti politici e il popolo su tematiche comuni, evitando passaggi unidirezionali e notizie falsamente ideologizzate.
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