Berlusconi, capacità di tessere relazioni dietro ai successi televisivi

Francesco Cristiani • 14 giugno 2023

Capace lo era, e scaltro. E per molti aspetti anche simpatico. E si potrebbero trovare ancora tanti aggettivi, per descrivere Silvio Berlusconi. Pregi e difetti, grandezze e limiti. Il coro mediatico di queste ore sta descrivendo ogni dettaglio dell’uomo che, come nessun altro dal dopoguerra ad oggi, ha condizionato la vita del paese. Probabilmente la sua principale caratteristica è stata quella di essere un italiano. Un italiano vero, di successo.

Però, per avere determinati successi le qualitá personali il più delle volte non bastano. Per sfondare sul serio in un settore, come ha fatto lui, le intuizioni e il talento dell’imprenditore e dell’uomo non sono sufficienti. Occorre qualcosa di più, e di altro.

Capace lo era, e scaltro. E per molti aspetti anche simpatico. E si potrebbero trovare ancora tanti aggettivi, per descrivere Silvio Berlusconi. Pregi e difetti, grandezze e limiti. Il coro mediatico di queste ore sta descrivendo ogni dettaglio dell’uomo che, come nessun altro dal dopoguerra ad oggi, ha condizionato la vita del paese. Probabilmente la sua principale caratteristica è stata quella di essere un italiano. Un italiano vero, di successo.

Però, per avere determinati successi le qualitá personali il più delle volte non bastano. Per sfondare sul serio in un settore, come ha fatto lui, le intuizioni e il talento dell’imprenditore e dell’uomo non sono sufficienti. Occorre qualcosa di più, e di altro.


Nel caso di Berlusconi buona parte di questo quid si è chiamato Stato. O meglio, una legge dello Stato: la legge Mammi’. Senza di essa, Berlusconi difficilmente avrebbe potuto creare quell’impero televisivo stimato oggi in diversi miliardi di euro.

Cerchiamo di riassumere brevemente cosa accadde all’inizio dell’avventura, in quell’avvio di anni 90.

Berlusconi era stato un immobiliarista milanese di un certo successo, e aveva sempre avuto il pallino dello spettacolo, gli piaceva tanto. Aveva cominciato a interessarsi di televisione giá negli anni 80, un’epoca in cui c’era il monopolio Rai, mentre le Tv locali erano di livello quanto meno mediocre, o peggio. Berlusconi era uno di quelli che avevano compreso le potenzialitá della TV commerciale sul modello americano, ma la normativa italiana non consentiva le trasmissioni televisive su scala nazionale, sebbene una direttiva europea spingesse per una apertura alla concorrenza anche in questo settore. Concorrenza che era malvista innanzitutto da una buona parte del principale partito di governo, la DC.


Oscar Mammi’, ministro delle telecomunicazioni, nel 1993 mise il proprio nome alla legge che riordina il settore, consentendo per la prima volta l’emittenza su tutto il territorio italiano, rompendo cosi’ un monopolio della Rai che durava da quando la televisione era stata introdotta in Italia. Senza dubbio un passo importante verso la modernizzazione del paese, perché quell’assetto che a livello nazionale consentiva di esistere solo alla TV di stato era oramai anacronistico e insostenibile.


C’è da dire che qualcuno, pur di non votare quella legge, allora preferi’ dimettersi: è il caso di Sergio Mattarella, che reggeva il dicastero della pubblica istruzione e che, per non dare la fiducia posta dal presidente del consiglio Andreotti su quella legge, lasciò la poltrona ministeriale insieme con altri quattro colleghi di partito e di governo.

Sancendo la libertá di trasmettere a livello nazionale, però, la legge Mammi’ intervenne anche sull’assegnazione delle frequenze televisive. E infatti fu soprannominata “legge Polaroid”, perché non fece altro che stabilire un criterio di preferenza di fatto per chi le frequenze, fino a prima libere, le aveva giá occupate e le utilizzava per trasmettere i propri programmi.

È facile immaginare quanto diventi preziosa una radiofrequenza, nel momento in cui la legge stabilisce che da quel momento in poi non se ne possono più occupare, mentre quelle censite e giá occupate diventano concessioni.


La legge Mammi’ ebbe, tra i suoi effetti indiretti, una straordinaria valorizzazione della Fininvest (poi diventata Mediaset), il cui stato patrimoniale nel giro di poco subi’ un incremento rilevantissimo e fondamentale. Che consenti’ al gruppo societario del Cavaliere di Arcore di dare stabilitá e prospettiva ai propri piani industriali, accedendo al mercato finanziario nazionale e europeo per sostenere gli investimenti. Il che taglia anche corto sulle illazioni malevole, ma tutto sommato ingenue, circa una asserita disponibilitá per Berlusconi di capitali di dubbia provenienza. Insomma, talento e bravura, certo. Ma da sempre, in Italia, la politica è essenziale anche per far spiccare il volo ai sogni.



di Francesco Cristiani

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