Consigliere Mario Casillo tiene banco la questione del Ddl autonomie sul quale voi avete forti perplessità. Quali sono tra le tante?
Il ddl sull'autonomia differenziata, così come proposto dal ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli, rappresenta un provvedimento che sancisce una spaccatura del Paese. Non affrontando il vero problema del divario tra Nord e Sud. In questo modo non facciamo altro che istituzionalizzare le diseguaglianze e, di conseguenza, contraddice l’intero impianto costituzionale fondato sull’eguaglianza sostanziale. I parametri devono essere i fabbisogni standard e il funzionamento del fondo di perequazione. La Costituzione va rispettata.
La Lega ha voluto fortemente questo provvedimento. Si è fatto un’idea del perché?
Tornare prepotentemente su questo provvedimento ha due risvolti: necessitano di un successo da sbandierare in Lombardia e ammettere il fallimento della trasformazione del Carroccio in partito nazionale.
Quali sarebbero le peggiori ricadute sociali?
La distruzione dell’unità nazionale, dividendo l’Italia in materia di servizi pubblici fondamentali come salute, e scuola, sarebbe negato l’esercizio del diritto allo studio in maniera uguale su tutto il territorio nazionale e si realizzerebbe un doppio regime fra quello nazionale e quello regionale. Insomma una “secessione dei ricchi” che rischia di favorire le regioni che già stanno meglio e di sfavorire quelle già svantaggiate.
Chi sono i nemici del Sud all’interno del Sud?
Si è nemici del Sud quando non si assumono decisioni e non si compiono scelte nell'interesse generale. E' nemico del sud chi non svolge il proprio lavoro. Chi non rispetta la legge, chi alimenta l'illegalità, chi favorisce il malaffare.
Parlando d’altro, a breve c’è il congresso del Pd, lei con chi sta e perché?
Il Partito Democratico lo scorso 25 settembre ha incassato una sconfitta elettorale che è politica. La vocazione maggioritaria che qualcuno ha voluto portare avanti a tutti i costi non ha intercettato il favore degli elettori. Ho deciso di sostenere Stefano Bonaccini, perché in lui individuo il merito di unire la vocazione progressiste e la ricerca di soluzioni. Ho scelto Stefano perché voglio un partito che abbia nel lavoro la propria identità, che sappia parlare ai cittadini, alla classe imprenditoriale sana, che offra soluzioni ai problemi, non puntando il dito contro gli avversari politici, che guardi ai territori e che sappia valorizzare chi quei territori li rappresenta.
Quali sono i mali del Pd e come si sanano?
Stando tra la gente, non solo a proporre le nostre idee, ma ascoltando quello che hanno da dirci, per costruire una proposta politica alternativa alla destra che oggi è al Governo.
È stato un errore l’intesa coi 5 stelle?
Io credo che i 5 stelle abbiano approfittato di un vuoto lasciato dal Partito Democratico. Ma noi siamo interpreti di valori progressisti e di crescita, torniamo a parlare di lavoro con politiche industriali e formazione per creare una buona occupazione stabile con contratti più forti, stipendi e pensioni più alti. Portiamo avanti le nostre battaglie, dialogando con tutti, ma senza rincorrere nessuno.
Andare oltre il Pd, come dice Fassino. Oltre cosa c’è?
Oltre c’è un Partito Democratico guidato da una nuova classe dirigente che con Stefano Bonaccini valorizzi lo studio e la formazione perché tornino ad essere un vero motore di crescita, per dare pari opportunità a tutti. Un Partito Democratico tra le persone e radicato nei territori.
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