Il governo blocca il superbonus, quali conseguenze immediate avrete?
Non sono stati bloccati i bonus in quanto tali ma la caratteristica fondamentale che ne aveva decretato il successo: la circolarizzazione dei crediti derivanti dai lavori edilizi. Famiglie e imprese sono nel panico. Dietro l’angolo ci sono enormi contenziosi e fallimenti aziendali a catena.
E nel lungo periodo in cosa si traduce questo provvedimento?
Il provvedimento del Governo è giunto come un fulmine a ciel sereno, che si aggiunge alle 22 modifiche che si sono succedute nel tempo e che ne avevano ridotto le potenzialità, senza peraltro giungere alla risoluzione dei problemi che imprese e operatori denunciavano da tempo. Mi riferisco, in particolare, a una soluzione organica e completa relativa al disincaglio dell’enorme mole dei crediti che le imprese hanno nei propri cassetti fiscali e che rischiano di far collassare il sistema produttivo.
Che perdita stimate?
Le perdite al momento non sono neppure immaginabili, ma teniamo un contenzioso che sia vicina ai 19 miliardi, con il coinvolgimento diretto e indiretto di circa 25.000 imprese.
La Meloni dice che il superbonus è costato 2000 euro all’anno ad ogni italiano. Cosa risponde?
Innanzitutto abbiamo dimostrato che oltre il 50% di quanto lo Stato spende, viene recuperato immediatamente. Inoltre, bisogna valutare più complessivamente le ricadute che questa politica ha avuto per la riattivazione di un ciclo economico positivo dopo la pandemia e l’enorme occupazione che ha generato, delineando una performance che vede l’Italia prima nella ripresa, sia a livello europeo che a livello internazionale. Non a caso, l’interlocuzione con il Governo delle ultime ore è stata utile e fruttuosa, perché c’è piena consapevolezza del contributo offerto dall’edilizia all’economia del Paese.
L'affare Superbonus vale 71,7 miliardi di sconti fiscali, per un importo medio delle detrazioni alla fine dei lavori che si attesta a 192.756 euro per ogni 'asseverazione'. Ma il costo, alto per lo Stato, diventa un beneficio per pochi.
Non c’è dubbio che la misura poteva essere pensata meglio e, soprattutto, riorganizzata senza continui rimaneggiamenti. In merito, poi, al possibile vantaggio per pochi, la questione va inquadrata in un’ottica più ampia. Innanzitutto, ogni provvedimento che produce stimolo all’economia va a vantaggio diretto e immediato di un numero limitato di soggetti (bonus tv, auto, cicli, motocicli). Tuttavia, se si allarga lo zoom e si verificano i risultati e gli incrementi in termini di Pil, di produzione industriale e di occupazione, la questione ha ben altri contorni ed effetti tangibili, su vasta scala, se si osservano gli incentivi fiscali per l’edilizia. In questo senso, infatti, gli incentivi disposti dallo Stato attivano quasi l’80% dei settori produttivi e il 90% del valore prodotto resta sul territorio.
C’è l’ipotesi cartolarizzazione per sbloccare i crediti. In cosa consiste?
L’ipotesi di cartolarizzazione è una novità proposta di recente da Forza Italia, che dovrebbe essere declinata in modo più specifico per apprezzarne la valenza. Ance e Abi hanno proposto al Governo lo sblocco dei crediti attraverso una compensazione dei crediti acquisiti dalle banche fiscali con gli F24 dei rispettivi clienti. Il tema, in ogni caso, è la necessità di trovare una soluzione per i crediti “incagliati”, nelle disponibilità delle aziende, che sono effettivamente molto corposi.
Forza Italia è per modificare in Parlamento il provvedimento mentre Conte, fautore del superbonus, parla di danno enorme a famiglie e imprese. L’Acen ha aperto un canale con la politica?
Non c’è dubbio che ci aspettiamo modifiche sostanziali in Parlamento, soprattutto in tema di cessione dei crediti. Il provvedimento in assoluto, oltre ad alcuni evidenti storture che riconosciamo, aveva un principio valido: attivare la riqualificazione sismica ed energetica delle nostre città. In tal senso, auspichiamo una politica di più ampio respiro, anche per rispettare la direttiva europea EPBD che prevede l’efficientamento energetico forzoso dei nostri edifici. Per darle la misura dell’utilità dei bonus in edilizia, la realizzazione dei necessari interventi edili, senza il ricorso agli incentivi fiscali, si potrebbe realizzare in 630 anni e non in pochi anni, come previsto dalla recente direttiva europea.
La Meloni dice che era a rischio la finanziaria e che le truffe sono state di 9 mld. Quali correttivi proporrete?
Le truffe, contestate dall’Agenzia delle Entrate e, dunque, ancora da accertare, hanno riguardato 3,7 miliardi, di cui solo lo 0,8% afferisce al Superbonus. Partendo dall’assunto che trovo doveroso il contrasto ad ogni tipo di malaffare, è necessario inquadrare anche gli effetti negativi del provvedimento nella giusta cornice e, dunque, i correttivi posti al Superbonus da novembre 2021 ad oggi hanno certamente ridotto i margini di devianza.
Oggi, però, è evidente che bisogna intervenire sull’effettiva cessione dei crediti per le iniziative già in essere. Aver delineato i confini per un’eventuale responsabilità del cessionario non è assolutamente sufficiente alla soluzione del problema. Ci aspettiamo la definizione di una politica industriale nazionale di lungo periodo, per rilanciare il comparto e riqualificare le nostre città.
Ci può raccontare, in forma anonima, di un imprenditore andato in rovina per via del blocco del superbonus?
Il paradosso, aldilà del possibile caso singolo, sarà fallire per essersi fidati di una legge dello Stato.
I fallimenti che immaginiamo, infatti, si potranno determinare in enorme quantità tra le aziende edili ed i loro fornitori. Il dramma è che non riguarderanno errate valutazioni o spese eccessive, ma potrebbero essere frutto di enormi quantità di crediti vantati a questo punto direttamente o indirettamente nei confronti dello Stato, se non si riuscirà nello sblocco e, nella successiva, doverosa monetizzazione.
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