Negli ultimi anni le direttive dell’Amministrazione penitenziaria in materia di prevenzione dei suicidi hanno visto il progressivo spostamento del loro baricentro da una impostazione eziologica essenzialmente endogena ad una comprendente anche la dimensione esogena.
Questo ha comportato l’indicazione di misure operative che, via via, hanno superato una visione specialistica delle competenze professionali necessarie e professato, viceversa, il coinvolgimento organico di tutte le figure, professionali e non, che compongono l’universo carcerario.
È sicuramente necessario elaborare un piano di azione nazionale per la prevenzione dei suicidi in carcere attraverso azioni dirette non tanto alla selezione dei soggetti a rischio quanto delle situazioni a rischio.
Diverse e ripetute sono state le raccomandazioni che, ancora nelle ultime circolari, il Dipartimento indirizza ai Provveditori affinché verifichino l’esatta applicazione da parte delle direzioni delle direttive impartite. Giocano a sfavore varie concause, alcune endemiche, quali l’annosa questione delle risorse umane e della loro scarsa consistenza, altre del tutto nuove e contingenti, quali il progressivo ed imponente aumento della consistenza della popolazione detenuta ma, soprattutto, del suo forte turn-over e delle sempre maggiori fragilità strutturali.
La nostra Amministrazione vive gli effetti di una progressiva difficoltà organizzativa che mette in crisi la tenuta stessa di quella tensione che l’ordinamento penitenziario prevede stabilendo che intorno all’uomo detenuto ruotassero tutte le figure professionali in ragione di un unico obiettivo costituzionale , quello della sua rieducazione e del suo reinserimento sociale. Questo presuppone risorse e competenze diverse seppur nell’ambito di una visione unica ed un linguaggio vicendevolmente comprensibile. Negli ultimi anni l’obiettivo si è rivelato sempre più difficile ed associato al cambiamento della popolazione detenuta, sempre più transitoria e fuori dalla logica trattamentale finalizzata alle misure alternative.
L’auspicio a questo punto è riferito ad una concreta ottemperanza all’ultima ed analitica circolare del Dap finalizzata ad una corposa attività preventiva. ( https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_8_1.page?contentId=SDC391043&fs=e&s=cl).
Sen. Avv. Francesco Urraro Membro Commissione Giustizia Membro Commissione bicamerale antimafia, Membro Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, Membro Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza
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