Simona Petrucci (FdI):"Stop motori termici, ora attenzione a ripercussioni sulle imprese"

Felice Massimo De Falco • 31 marzo 2023

Il motore endotermico, la sua filiera di produzione, i suoi componenti, sono elementi essenziali della nostra industria automobilistica. Impossibile, ad oggi, pensare che un cambiamento netto non possa condurre a conseguenze gravissime per l’intero settore. La transizione ecologica non è un interruttore da premere o una bacchetta magica che all’improvviso cancella decenni di tradizione industriale. In troppi fanno finta di dimenticare che in mezzo a tutto ciò ci sono le imprese, le famiglie, i posti di lavoro. La protezione del nostro tessuto socioeconomico, in tal senso, è imprescindibile.


- È via libera allo stop ai motori tradizionali dal 2035. L’Italia si è astenuta, perché?


Contrariamente a quanto, con evidente miopia, affermano alcuni osservatori, l’astensione italiana al voto sul regolamento dell’Unione Europea relativamente alle emissioni dei veicoli a motori endotermici non è una sconfitta, semmai l’opposto. La decisione, infatti, è scaturita dopo aver preso atto che la stessa Commissione Europea ha previsto la possibilità di immatricolazione per questi motori anche dopo il 2035, poiché sarà possibile utilizzare combustibili neutri in termini di rilascio di anidride carbonica. E tutto questo grazie all’impegno italiano. Ora, il nostro obiettivo è quello di provare scientificamente che il biocarburante possa rientrare nei carburanti ammessi dopo il 2035 in quanto “neutrale” per emissioni di CO2. La Commissione ha previsto una revisione intermedia nel 2026 e noi vogliamo essere pronti anche prima. La nostra posizione è stata sempre chiara: sì alla transizione ecologica, no a imposizioni di tempistiche che riteniamo irrealizzabili.


- L’industria automobilistica italiana è pronta a reggere a questa epocale trasformazione?


Questo è uno dei punti centrali su cui si basa la posizione che il governo sta portando avanti all’interno del confronto europeo. Il motore endotermico, la sua filiera di produzione, i suoi componenti, sono elementi essenziali della nostra industria automobilistica. Impossibile, ad oggi, pensare che un cambiamento netto non possa condurre a conseguenze gravissime per l’intero settore. La transizione ecologica non è un interruttore da premere o una bacchetta magica che all’improvviso cancella decenni di tradizione industriale. In troppi fanno finta di dimenticare che in mezzo a tutto ciò ci sono le imprese, le famiglie, i posti di lavoro. La protezione del nostro tessuto socioeconomico, in tal senso, è imprescindibile.


- Quale sarebbe stata la strada più giusta per il raggiungimento dell’obiettivo di azzerare le emissioni di CO2?


Come ho già avuto modo di ribadire, il governo italiano condivide in pieno la necessità di conseguire la transizione green. Una posizione che anche da un punto di vista personale, considerata la mia storia professionale e di amministratrice, ho sempre sposato con convinzione. La strada più giusta da percorrere verso l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica per noi non può essere che una: quella della gradualità e di un dialogo finalmente libero da marchi ideologici. Ha detto bene il nostro Ministro delle imprese e made in Italy Adolfo Urso: la transizione non è un pranzo di gala, è una vera e propria rivoluzione industriale per la quale è necessaria un’operazione verità sui costi. In questo senso, il fatto che grazie all’impegno italiano il motore endotermico potrà sopravvivere anche dopo il 2035 è certamente un elemento che ci rende più ottimisti per il futuro e per l’impiego dei biocarburanti. Nel frattempo, il governo è pronto a dare il via a nuove politiche industriali che riguarderanno l’automotive, basate su investimenti, incentivi seri, confronti con imprese e sindacati.


- Facciamo un favore alla Cina si dice dalle parti del centrodestra. È così?


Se affermo che la Cina, al momento, detiene una posizione di preminenza assoluta nel mondo della produzione di veicoli elettrici, non mi pare di dire una falsità. Affidarsi solo all’elettrico, specialmente in considerazione delle caratteristiche del mercato italiano, significa rassegnarsi alla dipendenza dalle filiere produttive asiatiche. È questo il motivo che ci spinge a dire sì all’elettrico ma non solo all’elettrico. C’è poi da dire che, in questi anni, gli incentivi sull’elettrico hanno funzionato ben poco: queste vetture, oggi, rimangono veri e propri beni di lusso. Tanto per fare un esempio, si consideri che i costi di ricarica si sono già attestati ben al di sopra dei costi per un pieno di carburante tradizionale. Il tema della sostenibilità rimane dunque essenziale.

 

- Eppure la transizione ecologica richiede tagli netti col passato


La transizione ecologica è un processo essenziale per raggiungere l’obiettivo della sostenibilità e del pieno rispetto dell’ecosistema. È chiaro che, in tal senso, si tratta di un qualcosa senza precedenti. Un cambiamento epocale a cui siamo chiamati soprattutto per il bene delle future generazioni che da noi erediteranno il pianeta. È fondamentale invertire il senso di marcia e noi vogliamo farlo, lo stiamo facendo. Taglio netto col passato, tuttavia, non significa dare un termine per cui il giorno dopo un’intera tradizione industriale, a cui è legato il destino di migliaia di imprese e di famiglie, diventa obsoleta. Il cambiamento deve esserci ma il governo vuole attuarlo proteggendo i cittadini. Abbiamo dimostrato, anche in occasione del nostro voto di astensione, che questo è un percorso possibile.


- Perché l’Italia non ha emulato la Germania sui carburanti sintetici?


Noi siamo certi che il percorso avviato ci porterà a raggiungere il risultato che immaginiamo. L’Italia deve fare leva sui propri punti di forza: poiché il nostro Paese è produttore di biocarburanti, riteniamo decisivo continuare a puntare su questo settore. Abbiamo ottenuto importanti aperture che ci fanno essere ottimisti sul futuro riconoscimento dei biocarburanti come neutrali. Per quanto riguarda l’idrogeno e l’e-fuel, come affermato anche dal Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il governo non è certo fermo, avendo investito ben tre miliardi e 600 milioni.


- Si porta il problema di smaltire le attuali auto?


Anche questo aspetto rientra nella nostra intenzione di evitare che quello della transizione ecologica si trasformi (ma in molti casi lo è già diventato) in un dibattito puramente ideologico. Quello dello smaltimento delle auto più inquinanti è un tema che molti detrattori del governo fanno finta di ignorare ma che noi abbiamo ben presente. Proprio per questo, sarà fondamentale calibrare al meglio gli incentivi da mettere in campo, che serviranno in gran parte proprio a rottamare questo tipo di veicoli. Allo stesso modo, è possibile trasferire questo discorso anche all’elettrico, perché rendere esecutiva la transizione ecologica vuol dire completare il ciclo dell’economia circolare. Nel caso delle auto elettriche, ciò vuol dire avere anche gli impianti in grado di smaltire le batterie al litio. In Italia non ci sono. Quando si pensa ad un prodotto occorre pensare a tutte le sue fasi, dalla nascita al suo fine vita, e non a promuoverlo solo utilizzando slogan ideologici.

 

Share

Tutti gli articoli

Autore: Marianna Marra 14 novembre 2025
L’incantesimo si è svolto in un bignami di vite vissute che hanno fatto la storia della tradizione e tuttora fanno scuola all’innovazione.
Autore: Redazione 6 novembre 2025
Comunicato Stampa: LINA E LE ALTRE
Autore: Felice Massimo De Falco 3 novembre 2025
Anna Poerio Riverso non scrive una biografia: tesse un arazzo familiare dove ogni filo è un documento inedito, ogni nodo un’emozione trattenuta. Con rigore accademico e pudore affettivo, l’autrice ci guida tra lettere autografe, poesie manoscritte, atti processuali, fino a farci toccare la carta ingiallita su cui Carlo, incatenato, annotava: «La catena è pesante, ma più pesante è il silenzio di chi sa e tace». In sole 128 pagine, dense come un distillato di storia vissuta, il volume si articola in capitoli che si intrecciano come i rami di un ulivo secolare, radicato nel suolo meridionale proteso verso l’epica nazionale. Ma un solo luogo accoglie per sempre i resti di una Famiglia di Patrioti: Pomigliano d’Arco. Potremmo chiamare Pomigliano in mille modi: Stalingrado del Sud per le sue lotte operaie, città di solerti lavoratori, terra di grandi figli come il presidente della Repubblica Giovanni Leone e tanti altri. Ma quando il sole tramonta dietro il Vesuvio e il vento passa tra le croci del cimitero, Pomigliano d’Arco resta la città dei Poerio e degli Imbriani. Perché qui non è sepolto solo il loro corpo: è sepolta la parte migliore di noi.
Autore: Giovanni Amitrano 23 ottobre 2025
"Chi come me ha attraversato grandi difficoltà mi affascina perché dentro di sé custodisce un sapere che non si trova nei libri: quello di chi ha sofferto, ha resistito e, nonostante tutto, ha continuato a vivere".
Autore: Valentina Manon Santini 23 ottobre 2025
Mercificare il dolore significa offendere tutte le donne che hanno subito davvero violenza — nelle mura domestiche, negli affetti, sul posto di lavoro. Anche chi, come me, ha conosciuto la violenza psicologica: la minaccia di isolamento, il tentativo di ridurti al silenzio, il ricatto sottile che ti vuole annientare, di chi ti dice “ti faccio terra bruciata, non lavorerai più. Questa è pornografia del dolore.
Autore: Felice Massimo De Falco 22 ottobre 2025
In un mondo che corre affannosamente verso l’oblio, dove il tempo divora le tracce dell’esistenza umana come un fiume in piena, Vera Dugo Iasevoli emerge come una guardiana della memoria collettiva. In questo libro, la professoressa non solo documenta fatti, ma infonde un’anima esistenzialista: il cimitero è “un silenzio che parla”, un “dormitorio” in attesa dell’alba eterna, un monito contro l’oblio. Valorizzando Pomigliano d’Arco – terra di patrioti, fede e resilienza – e i suoi avi, l’autrice ci invita a camminare tra le lapidi non come visitatori, ma come eredi di un’eredità immortale. Un’opera avvincente, essenziale per chi cerca radici nel flusso dell’esistenza: sì, si può fare, e si deve leggere.
Autore: Felice Massimo De Falco 5 ottobre 2025
In un’epoca in cui l’essere umano si riduce a un curriculum di successi effimeri, Vincenzo Siniscalchi emerge dal racconto di Domenico Ciruzzi non come un avvocato illustre – il “Maradona del codice penale” , potremmo definirlo con un’immagine che evoca dribbling geniali tra le maglie intricate della legge –, ma come un’esistenza autentica, un Sisifo napoletano che spinge il suo macigno non su per la collina del Palazzo di Giustizia, ma attraverso i vicoli della condizione umana, senza la paura di rotolare giù.
Autore: Redazione 19 settembre 2025
«Io non so perché mi sta succedendo questa cosa, so soltanto che ogni volta che guarisco qualcuno perdo un senso».
Autore: Marianna Marra 30 agosto 2025
Il film non si limita a rappresentare un caso isolato, ma dispiega inevitabilmente il racconto di realtà drammatiche più ampie che, con minuzia di particolari e sfumature emozionali, si fanno corpo e carne attraverso lo schermo.
Autore: Redazione 7 agosto 2025
Sorella Morte è un romanzo che sfida il lettore a confrontarsi con il mistero della vita e della morte, intrecciando il razionale e l’irrazionale in una narrazione avvincente. Il romanzo lascia una domanda esistenziale che risuona oltre le sue pagine: Se il male è un’eredità che scorre nel sangue, possiamo davvero sfuggire al nostro destino, o siamo condannati a ripetere gli errori dei nostri antenati?
Altri post