Il binomio Pomigliano – abusivismo edilizio compare in un notevolissimo numero di pagine web, dove con dovizia di particolari si racconta che la nostra cittá sarebbe l’epicentro di una diffusa azione che vedrebbe la lobby dei costruttori farsi spalleggiare dalla criminalitá, nel comune obbiettivo di un vero e proprio scempio del territorio.
E a sostenerlo sono importanti esponenti delle forze dell’ordine, dalla politica e della societá civile. Il fatto è sotto gli occhi di tutti.
A Pomigliano sono esattamente 40mila i metri quadrati di suolo sottratto al verde e oggetto di costruzioni realizzate senza alcuna regolaritá urbanistica e in barba agli strumenti regolatori.
Si tratta dello spazio tra le stecche delle cosiddette Palazzine.
Un’area della larghezza di 65 metri per 160 di lunghezza, che si ripete per quattro volte, quanti sono i blocchi di caseggiati.
Come sia stato e sia tutt’ora possibile ció, ma soprattutto come mai le forze dell’ordine non abbiano mai posato il loro vigile sguardo su tale obbrobrio urbanistico, resta un mistero. E’ difficile credere che, in una cittá come la nostra, che è capace di esprimere sensibilitá cosi’ marcate nelle istituzioni locali deputate al controllo del territorio, nessuno, posando lo sguardo sul quell’agglomerato di baracche e casupole, si sia mai domandato nulla e non abbia mai mosso un dito, mai scritto una informativa o un rapporto.
Fatto sta che il principale elemento di interesse urbanistico di Pomigliano resta in uno stato di degrado unico, sottratto alla sua naturale destinazione a verde, e senza che nessuno sollevi il caso o muova un dito. È evidente che il vento di legalitá che ha spazzato il settore urbanistico del comune di Pomigliano non è mai spirato su questo agglomerato urbano, e il perché resta un mistero.
Un vero peccato, perché le Palazzine rappresentano un esperimento di progettazione di assoluto rilievo. Opera dell’architetto Alessandro Cairoli, sono state oggetto di interesse e studio nelle universitá italiane, descritte in un pregevole lavoro a cura di Sergio Stenti pubblicato nel 2003, cioè a oltre sessantacinque anni dalla loro edificazione.
di Francesco Cristiani - avvocato
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