Stupore, perplessità, preoccupazione … qualcuno, tuttavia, ha tirato un sospiro di sollievo!
E adesso? Nessuno lo sa cosa potrà succedere davvero.
Certo è che i pomiglianesi, o perlomeno la maggior parte di essi, ci aveva creduto.
La delusione è stata indubbiamente forte.
Già quando, l’allora Ministro Di Maio uscì dalla coalizione dei Cinque Stelle, ci fu la prima delusione. E sì! Perché è pur vero che Pomigliano aveva implicitamente appoggiato il proprio, allora celeberrimo, concittadino ma, in realtà, l’appoggio al suddetto, diciamoci la verità, scaturiva dalle certezze, che avevano i più, che il neofito Movimento Cinque Stelle sarebbe stato quello che avrebbe sicuramente salvato l’Italia dall’abisso nel quale era precipitata.
Dunque, ecco la prima delusione, allorquando tutta la Giunta, Sindaco in testa (fortemente e caldamente appoggiati dal Ministro Di Maio, il quale aveva attivamente partecipato alla campagna elettorale in prima persona) uscì anche essa, in blocco, dal Movimento Cinque Stelle per aderire alla nuova coalizione fondata da Di Maio (mossa ovviamente prevedibile, in quanto dovuta a Chi li aveva creati dal nulla).
Ma, certo, la seconda delusione è stata ancor più cocente, allorquando è improvvisamente caduta tutta l’Amministrazione e l’eco del “tonfo” non è stato senza ritorno.
E adesso?
Il vuoto, c’è il vuoto, l’elettorato è allo sbando, non ha più punti di riferimento e non ha più certezze.
A questo punto cosa succederà quando a Maggio si dovrà probabilmente tornare al voto?
Certamente non sono più gli anni 70/80, quelli delle rivendicazioni operaie e studentesche, con le quali ci si illudeva di cambiare il mondo.
Non sono più neanche gli anni 90/2000, quelli della speranza in una società più moderna e tecnologicamente avanzata, quelli nei quali ci si illudeva che attraverso il progresso tecnologico si sarebbero risolti tutti i problemi del mondo.
Né, tantomeno, sono gli anni 2000/2020, quelli in cui ci sono state le rivendicazioni dei diritti sociali a tutti i costi e in tutti i modi e in cui si è andato affermando il “mantra” del politicamente corretto, con la certezza che sarebbe bastato raggiungere questi due traguardi per vivere in un mondo migliore.
Il vento sembra essere cambiato verso un atteggiamento più di “buon senso” e di “misura” un po’ in tutto:
nella rivendicazione dei “diritti” del singolo, che va bene finché non è in contrasto o, addirittura, non danneggia gli altri, ovvero la Società nel suo insieme;
nel “politicamente corretto”, che va bene finché non sconfina in assurdità, come quella di non considerare più grandi tanti personaggi del passato e cercare di cancellarli dalla storia, sol perché, senza tener conto del contesto sociale e dell’epoca in cui sono vissuti, li si taccia di sessismo, omofobia, razzismo o altro, quando addirittura non si passa ad epurare da certe frasi o da certe parole i testi di fiabe celebri o di grandi romanzi del passato;
e, continuando, anche in tante altre questioni sembra ormai esserci un vento moderatore che pare voler rifuggire da ogni eccesso.
E Pomigliano? Il “ceto medio” locale? Come la penserà riguardo al futuro voto da esprimere a Maggio per il rinnovo dell’Amministrazione?
Partiamo innanzitutto dall’assunto che ormai i cittadini di Pomigliano non sono più soltanto i nativi del luogo, gli “indigeni”, bensì vi è una larghissima porzione di “immigrati” provenienti sia dalla città di Napoli che da piccole realtà circostanti. E, dunque, dove volgerà lo sguardo il ceto sociale medio, la cosiddetta “borghesia”, formata da impiegati, professionisti, commercianti, insegnanti e così via, per le future elezioni?
Penso che, date le precedenti riflessioni, non dovrebbe più rivolgerlo a quelle tante, piccole realtà politiche locali, scaturite da un intreccio di conoscenze, amicizie, parentele, ma, piuttosto, immagino che avrà una visione più aperta ai bisogni della nostra Città e una maggiore ampiezza di vedute nell’individuare quali personaggi, meglio degli altri, saranno in grado di portare questa nostra bella cittadina, che era diventata un punto di riferimento per tante altre, di nuovo su, sempre più su, sotto tanti punti di vista, guardando innanzitutto ad una più adeguata “vivibilità” per gli abitanti di Pomigliano.
E con il termine di “vivibilità” si vuole intendere l’attenzione che deve rivolgere un “buon governo” a tanti aspetti della società civile, affinché il “cittadino” possa vivere in una Città giusta e a misura di “Uomo”, come ad esempio: l’attenzione alla viabilità, alle polveri sottili, alla movida, alla delinquenza giovanile e non, alla cura del verde pubblico, alla pulizia, alla cultura, al commercio e così via.
Una Amministrazione che si rispetti dovrà tener presente questi fondamentali aspetti della Città e non disperdere le proprie energie in tanti rivoli inutili, quando non, addirittura, dannosi.
Auspichiamo e speriamo che questa volta il ceto sociale intermedio, quello certo più numeroso, quello più impegnato, quello più riflessivo, quello che tende più degli altri al “bene comune”, cioè al bene che riguarda tutti e non solo alcuni, sappia essere lungimirante e fare la scelta giusta, andando al voto deciso, determinato e fiducioso, scegliendo la coalizione più salda, con maggiore esperienza alle spalle, più moderata e che voglia davvero solo il “Bene” della nostra città, guidata da uomini e donne capaci e illuminati. il 14 maggio è vicino, che vinca non il migliore ma il più saggio ad esser migliore!
di Vera Dugo
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