- Due grandi trionfi, due grandi affermazioni della Lega che tiene il “derby” con Fratelli d’Italia. Qual è la ricetta del successo?
In realtà, la politica e, soprattutto, l’amministrazione costituiscono una materia estremamente seria, neppure lontanamente accostabile ai derby calcistici, soprattutto quando sono in discussione argomenti che riguardano lo sviluppo dei nostri territori. Siamo, peraltro, notevolmente contenti di condividere con gli alleati sia i successi elettorali sia la realizzazione di programmi e progetti in comune. La Lega ha conseguito un risultato enorme sia in Lombardia che nel Lazio, attestandosi su percentuali che per i soliti detrattori sembravano soltanto delle chimere. Tutto questo non può che fungere da stimolo per continuare nella giusta direzione, ascoltando le esigenze del Paese reale.
- Dove vince la Lega?
La Lega vince interpretando i bisogni di quelle classi sociali, che un tempo erano appannaggio dei partiti e movimenti a vocazione popolare. Il messaggio di Matteo Salvini viene, ormai, metabolizzato e rilanciato dagli operai, dagli impiegati del settore pubblico e privato, dalle partite IVA e da tutti coloro che ritengono che lo Stato debba essere un partner e non la maestra cattiva, capace di tirare fuori la bacchetta solo per salire in cattedra o, peggio ancora, per colpire sulle mani di chi lavora.
- L’autonomia è stato l’argomento che ha spinto di più la gente a votare Lega?
Sull’autonomia, in particolar modo quella di tipo differenziato, già presente nella nostra Costituzione, è necessario fare chiarezza, allo scopo di evitare strumentalizzazioni ed equivoci di basso profilo. Autonomia differenziata significa trasferire alle Regioni e agli enti locali competenze e risorse, riavvicinando il municipio alla piazza, abbattendo quei muri eretti dalla burocrazia, capaci soltanto di lasciare i miliardi del Pnrr nei cassetti o, addirittura, di rimandarli indietro a Bruxelles e a Strasburgo. Naturalmente, il tema vero dovrà essere quello dell’esatta individuazione dei Lep (livelli essenziali di prestazione) per garantire parità di risorse a tutte le Regioni, evitando però, contestualmente, che qualcuno continui ad avere la patente della impunità, quando le risorse non vengono spese o, addirittura, risultano sperperate.
- Intanto il primo partito resta quello dell’astensionismo. È difficile ridare pathos alla gente per la politica. Come se lo spiega?
Sicuramente, arrivare a toccare percentuali di astensione, ovvero di rinuncia al voto, che superano la quota 60, rischia di bloccare la effettività del principio di rappresentanza. I rimedi sono essenzialmente due: il primo è quello di una riforma razionale del sistema elettorale, in grado di garantire la pienezza della delega; il secondo, affidarsi a una classe dirigente di prossimità. In altri termini, se il politico fa il politico di professione, rimanendo avulso dalla comunità locale e distante dai bisogni quotidiani della collettività, aumenta lo iato tra il paese reale e quello virtuale, nei palazzi istituzionali, spesso privi di “aria nuova”.
- È un voto politico che rafforza il governo?
Sia nel Lazio che in Lombardia, a distanza di appena quattro mesi dalle politiche, il centrodestra è aumentato di parecchi punti percentuale, dimostrando come, anche al governo, sia possibile consolidare il consenso, spiegando con lealtà le proposte e i provvedimenti anche laddove possano apparire impopolari. Del resto, il voto popolare rimane l’unico parametro con il quale misurare l’effettività degli indici di consenso dell’esecutivo, rispetto al corpo elettorale che si identifica con la nazione.
- Ció che vi contraddistingue è la compattezza, pochi attriti, dialogo e condivisione. Diventa dura per l’opposizione…
L'opposizione, se scegliesse semplicemente di definirsi ‘minoranza’, secondo le consuetudini più avanzate, e non mera ‘opposizione a prescindere’, sicuramente potrebbe essere utile al Paese, perché dal confronto nasce sempre una sintesi superiore, come il buon Hegel amava ripetere circa due secoli fa. Se, poi, si preferisce continuare a parlare di temi pretestuosi, come il 41bis di Cospito e non della tutela del diritto alla salute per tutti i detenuti, come prevede peraltro la nostra Costituzione, sono liberi di farlo, ma poi non si lamentino di trovare solo ‘le pile nel sacco’.
- Quali sono ora i prossimi passi della Lega da qui alle Europee?
Le elezioni europee sono dietro l’angolo, ma prima di quella kermesse elettorale, per noi della Lega, è importante ribadire il ruolo di protagonista che l’Italia, grazie al nuovo governo di centrodestra, si sta ritagliando sul tavolo e sul palcoscenico internazionale.
- Il potere ha fasi cicliche: verranno tempi meno felici. Avete gli anticorpi per respingere le frizioni interne?
Gli unici anticorpi utili in democrazia sono quelli che passano per la cura dei sistemi acustici. Solo quando si chiudono le orecchie, rispetto ai suggerimenti, alle proposte e alle problematiche espresse dai territori, si rischia di compromettere quel bene fondamentale che, per noi, rimane la tutela della democrazia. La Lega continuerà ad aprire le sedi di confronto, oltre alle sezioni, per rafforzare ancora di più il collegamento e la connessione con chi vive nei territori e ha diritto di chiedere il rispetto della delega elettorale.
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