Brutto momento, quello in cui si trova il Movimento Cinque Stelle di Pomigliano. Le elezioni amministrative arrivano proprio mentre ciò che resta della formazione politica che fu di Luigi Di Maio, nell’ex feudo del suo paese natio, vive una fase ancora di assestamento, in cerca di una nuova identitá e soprattutto di uomini e donne sulle cui gambe far camminare le idee del nuovo corso di Giuseppe Conte.
L’evoluzione pomiglianese del Movimento passa innanzitutto per un ricambio del personale politico che è pressoché totale. I principali collettori di voti, che all’ultima competizione elettorale avevano trainato il risultato locale dei pentastellati, sono oramai fuori, avendo seguito il loro capo quando, nei giorni terminali della scorsa legislatura, se ne è andato per formare il suo gruppo Insieme per il Futuro. Una formazione politica, quella del ministro pomiglianese, che ha avuto vita effimera, tra le più brevi dell’intera storia del parlamentarismo italiano, essendo durata appena dal 27 giugno al 12 ottobre dello stesso anno 2022, quando si è letteralmente dissolta non riuscendo a confermare nemmeno un parlamentare, dei 64 che ne contava, lasciando a piedi il suo stesso fondatore.
A Pomigliano tutti i consiglieri comunali eletti col Movimento avevano assecondato la decisione del loro padre-padroncino, condivisa anche dalla sua colonnella e vicepresidente in consiglio regionale, Valeria Ciarambino. Una avventura tuttavia finita anche per loro nel peggiore dei modi, senza lasciare ai dimaiani né un ruolo istituzionale né alcun elemento programmatico su cui fare leva per proseguire un qualche impegno politico.
In cittá non poche voci accreditano qualcuno di loro come prossimo alla scelta di aderire al PD, anche se è difficile immaginare che nelle fila pomiglianesi del partito della Schlein ci sia una buona disposizione ad accoglierli come nuovi compagnetti. E contro di loro poi rema pure la prospettiva delle possibili alleanze, perché se il PD dovesse promuovere anche a Pomigliano il campo largo col Movimento di Conte, quest’ultimo si ritroverebbe rientrare alla finestra proprio quelle persone che hanno cercato di affossarlo, appena qualche mese fa. Per cui è difficile immaginare che si possa combinare un matrimonio politico del genere, non foss’altro perché sarebbe davvero imbarazzante spiegare oggi all’elettorato M5S, che vede nei dimaiani l’espressione del peggior opportunismo personalistico, che per il bene di Pomigliano bisogna riprendersi, anche se ora come tesserati PD, i traditori di ieri.
Il Movimento Cinque Stelle locale sta cercando, non senza qualche comprensibile affanno, di rifarsi una identitá. Il compito però appare improbo. La fiducia dei simpatizzanti tradizionali, quelli che si rivedevano nel metodo dell’assemblea permanente e aperta, resta gravemente compromesso dagli accadimenti ultimi, e non basterá evocare una nuova pagina da voltare per ridare smalto all’entusiasmo perduto. È quindi probabile che il Movimento cercherá di aprirsi alla cosiddetta societá civile pomiglianese, nel tentativo estremo, considerata la vicinissima scadenza elettorale che in ogni caso obbliga a mettere in campo qualcosa, di non disperdere del tutto il voto di chi si sente vicino alle idee di Conte.
di Francesco Cristiani
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