- Lello Russo si ripresenta davanti agli elettori all’insegna del riformismo. Questo cosa vorrà dire?
Lello è un ottimo amminastrore e sa quello che che deve fare. Per spiegarle il riformismo oggi dico che ho un figlio che vive a Dubai con la una sua famiglia e quelli che hanno studiato con lui sono sparsi tra l'eEuropa e Sud-est asiatico, meno in Usa. Inutile fare gli sturci: lì è il nuovo che avanza. Renzo Piano dice che lì si esprime il neorinascimento ai tempi della Globalizzazione. Per portare 5 milioni di umani ad abitare il deserto arabico ci voglioni tanti sogni oltre ovviamente a tanti soldi. Gli emirati potevano investire le loro ricchezze in armamenti nucleari, invece sviluppano mercati, perseguono bellezza [ una prerogatica non esclusivamente italiana] e nuovi assetti politici con i quali la nostra idea di democrazia, se vuole sopravvivere, deve fare i conti, e già da ieri. Come vanno fatti i conti sul piano, vista la distanza ormai centenaria, con l'epoca fascista e con l'altra faccia del '900, il comunismo nato dalla rivoluzione del 1917, fondata su egalté, fraternité ma niente liberté, una categoria filosofica rimasta estranea, di cui, dopo un secolo e passa, vediamo il terremoto e gli amari frutti del dispotismo di altri tempi e società.
- Russo vuole portare la città a modello europeo. Cosa c’è da fare per raggiungere lo scopo?
Essere europei è una mentalità: non si nasce europei per statuto o costituzione. In primis la lingua: progettare lo standard linguistico bi-tri-lingue, non lasciare allo spontaneismo scemologico di" hairledystylists&associated" che scrivono quello che e come vogliono rispetto a nuove attività; cantano in inglese ma non sanno dare né chiedere un'info comprensibile. Altresì essere europei significa anche lavorare per affermare come neologismi "frijiariélli" e Zezazeza, che non hanno corrispettivo in nessun'altra lingua europea, invece dei "ripuliti" frigitelli europei. Per dirla con Paul Valèry è "arricchirsi delle nostre differenze ".
- Creare un ponte tra città e fabbriche nell’era della Industria 4.0. È questa la vocazione autentica della città?
Non credo sia cosa facile creare un ponte tra città e fabbriche. La fabbrica è troppo avanti: usa sistemi e relazioni che la città non è in grado di capire, perché chi fa politica, amministra, decide, ha un linguaggio più povero, guarda il mondo dalla finestra del bagno e non dalla vetrata in salotto. Il linguaggio tra le due parti è tornato, paradossalemnte, simile a quello degli anni '50/'60: i lavoratori rivendicano, la fabbrica sviluppa tecnologie e mercati. Il mondo 4.0 non si compra al supermercato: se non hai scuole, istruzione, ricerca, quadri pari alla fabbrica, sei out; bisogna lavorare con le università, locali e non, rompere l'assedio della burocrazia, puntare, come è tradizione a Pomigliano sull'innovazione. Evitare di morire di troppi panini
- C’è qualcosa che gli imputa del suo lungo corso politico?
Conosco Lello da ragazzino, ho presenziato alla festa della sua laurea nel capannone dello zio. Russo è un grande amministratore e ottimo tattico. Se dovessi usare metafore pallonare, direi che lavora molto di interdizione e meno di costruzione. Insomma ottimo palleggio a centrocampo non sempre funzionali all'attacco. In questo c'entra anche la sua spiccata arbitrarietà a primeggiare, che non è di per sé un aspetto disastroso, benché insistito lo diventi.
- Di che squadra deve dotarsi per essere all’altezza della fase storica che coglie la città?
Non ne ho idea. Io propenderei per gente con esperienza di lavoro in proprio da dirigente e da prestatore d'opera, ormai la competenza locale necessita di manager veri e propri che si muovono tra programmi attuazione, controllo, feedback.Non basta più la volontà ma anche la capacità di offrire un'aquilone al sogno e chi viene dal mondo del lavoro sa quello che è possibile ottenere e quello no. A me spiace che si candidi Lello: non per lui, beninteso, ma per la mancanza di ricambio. Possibile che questa città abbia prodotto soltano musicanti, scrittori e impiegati nei servizi buoni a trasferirsi altrove? Cosa resta del passaggio di tanti di noi, di altri, di chi gira il mondo e vede altro,cosa ritorna in questa città dei tanti che viaggiano, emigrano, risiedono altrove ma non sono mai partiti sentimentalmente?
- Dall’emisfero sinistro non trapela niente, c’è crisi di rappresentanza. Cosa si aspetta dalla sinistra?
Bella domanda: se la ingarro vinco 200 milioni di €. Dovrei essere il prof. Biagio De Giovanni o l'esimio Vittorio Dini, più di me avvezzi a scandagliare la storia politica e soprattutto la filosofia, se c'è, che governa questa sinistra. A me sembra una compagine persa nel contemporaneo, un soggetto che si aggira in un paesaggio da "The day after". Perse forma e organizzazione partitica, le è rimasta l'eredità del '900, un ingente patrimonio di idealità, lotte, conquiste. Non rinovato né rielaborato per la situazione globale attuale, è divenuto un distintivo esibito come i titoli dei nobili decaduti dell'ancienne regime: "i miei erano, possedevano, frequentavano...". La sinistra meritava altro destino - come dice il prof Galimberti - di concorrere, in umanità, solidarietà e inclusione, con la Chiesa, con le grandi discipline filosofiche e invece... Rileggano Biagio De Giovanni: è meglio!
- Che campagna elettorale sarà?
Niente di più delle solite frecciatine da TV. Spero dicano quando si spazzano le stradee, quando avvenga la forestazione della città, quante strutture sportive si costruiranno, quale mobilità alternativa avremo, quali poli commerciali siano utili per far soldi e socialità, etc etc etc.
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