La sbagliata demonizzazione della destra e le sue conseguenze
La sbagliata demonizzazione della destra e le sue conseguenze

Demonizzare significa presentare in modo negativo e allarmistico o far apparire moralmente riprovevole, negative e deleterie ogni azione dell'avversario soprattutto in senso morale.
Demonizzare l'avversario politico, come in atto in questa campagna elettore da parte della sinistra contro Giorgia Meloni e la destra in generale, è un azione non scevra di conseguenze per la retorica usata, per l'indicazione distorta nell'usare nel presente la parola "fascismo" e l'ideologia sicuramente negativa che storicamente ha rappresentato. Oggi, in una democrazia matura, nata dalla cittadinanza attiva post fascismo usare slogan mistificanti non è solo sinonimo di paura elettorale ma è anche considerare il popolo come società di massa.
La società di massa è caratterizzata da un significativo ruolo delle masse nello svolgimento della vita politica e sociale, ma anche da una loro crescente omologazione, perdita di autonomia individuale, culturale e di pensiero, atomizzazione, conformismo, facilità di manipolazione ed eterodirezione.
Mi meraviglia, si fa per dire, che il movimento a difesa delle donne in questa circostanza non esprima minimamente una parola a difesa delle ingiurie rivolte alla prima donna italiana candidata alla guida del governo nazionale: anche loro omologate dalla sinistra?
Le conseguenze di una conduzione della campagna elettorale, con la tecnica della demonizzazione dell'avversario, della propaganda e della disinformazione anche sui programmi, altera i fatti e le descrizioni e crea un clima da "guerra civile" e un vittimismo latente certamente non funzionale allo svolgimento di una corretta vita democratica.
Gli esponenti politici che usano la retorica deleteria e disumanizzante del noi contro loro stanno creando un mondo sempre più diviso e pericoloso, stanno favorendo un passo indietro nei confronti dei diritti umani e rendendo pericolosamente debole la risposta globale alle sopraffazioni, alle diversità, alla povertà e allo sviluppo non solo economico.
Le odierne politiche di demonizzazione diffondono in malafede la pericolosa idea che alcune persone siano meno umane di altre con il rischio di dare via libera ai lati più oscuri della natura umana.
Inconsapevolmente, voglio credere, la sinistra italiana in questa campagna elettorale sta usando i metodi di disumanizzazione che sono diventate un elemento dominante nel panorama politico mondiale, usati da esponenti politici che hanno vergognosamente legittimato ogni sorta di retorica e politica
dell'odio basate sull'identità.
Nello spettacolo indecoroso e desolante della campagna elettorale in atto le parole dell'ex ministro Brunetta suonano come un inno al buon senso: " Non esprimo giudizi. Nessuna partigianeria, soltanto qualche auspicio. Che la politica possa tornare a essere la nobile passione dei "liberi e forti". Che la campagna elettorale si giochi sul confronto di visioni e valori, su programmi verificabili e, soprattutto sostenibili dal punto di vista economico e finanziario.
Che il 25 settembre possa trionfare un unico vincitore: il bene del nostro paese. Parole chiare che sottolineano spessore umano e senso di appartenenza
sociale.

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