Dire che Angela Luce è nata a Napoli è solo una nota biografica.
Angela Luce “è Napoli” perché della sua città rappresenta appieno l’anima vibrante: bellissima, dissacrante, accogliente, violenta, trasgressiva, dolce, malinconica, istrionica, sincera.
E da Napoli parte la sua meravigliosa avventura che la porta a raggiungere le più alte vette delle varie espressioni artistiche che le sono tutte congeniali.
Tra cinema, teatro, televisione e canzone, ha lavorato con i più grandi nomi dello spettacolo: Totò, Eduardo, Manfredi, Mastroianni, Gassman, De Sica, Giannini, Avati, Martone, Visconti, Zeffirelli, Tognazzi, Steno, Pasolini.
Grazie al teatro, ha girato mondo con due spettacoli in particolare: “Napoli notte e giorno” di Viviani e “Rugantino”. Su Viviani ha tenuto lezioni all’Università di Bologna e di Napoli.
Per meriti artistici è stata ricevuta da Pertini, da Scalfaro e da Margaret d’Inghilterra, in rappresentanza della Corona.
Nel 2013, per i suoi 60 anni di carriera, il Comune di Napoli, ha organizzato una Serata d’Onore al Teatro Mercadante.
È l’artista italiana più longeva ancora in attività.
La tua carriera è un caleidoscopio infinito. Hai fatto tutto. C’è qualcosa di cui hai rammarico che avresti voluto fare?
Sì, tutto quello che non ho fatto.
Hai lavorato coi grandi della musica, del teatro, dello spettacolo. Chi ti ha lasciato una traccia interiore nella tua carriera?
Tutti. Ma soprattutto il mio primo, grande Maestro: Eduardo. E poi Totò, Pasolini, Zeffirelli, Mastroianni e tantissimi altri perché ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa.
Come nasce Ipocrisia?
Nasce dal racconto di un mio vissuto all’amico Pino Giordano che, scritto il testo, propose al M° Eduardo Alfieri di musicarlo. Giordano e Alfieri erano, prima di tutto, miei cari amici, poi due grandi autori che molto spesso hanno collaborato con me.
Com’è stato l’incontro con Eduardo De Filippo?
Avvenne grazie ad un grandissimo attore, Ugo D’Alessio che era amico di mio padre. Lo pregai di farmi conoscere il Direttore (così lo chiamavano tutti) perché avevo letto sul giornale che cercava nuove reclute per la compagnia “La Scarpettiana”; dopo le insistenze anche di mio padre che voleva accontentarmi, alla fine si convinse e mi accompagnò al Teatro San Ferdinando per presentarmi al grande Eduardo. Lo incrociammo lungo il corridoio che dal palcoscenico portava ai camerini e D’Alessio gli disse che volevo fare il provino perché il mio desiderio era quello di fare l’attrice. Eduardo mi guardò e mi chiese se avessi preparato qualcosa; io, nonostante l’emozione di trovarmi davanti ad un mostro sacro, senza esitazione dissi: “Sì Direttore, ho preparato due poesie, una di Salvatore di Giacomo e l’altra (facendo il suono bleso tipicamente spagnolo) di Garcìa Lorca”. Lui scoppiò a ridere e disse a D’Alessio: “Questa non ha bisogno di provino!” e mi fece il contratto quel giorno stesso.
Cominciai l’anno teatrale con una sola battuta nella commedia “Na Santarella” e lo conclusi con due ruoli da protagonista in “Era zetella ma…” e “’O tuono ‘e marzo”.
Ovviamente la più bella soddisfazione la ebbi quando mi volle al suo fianco, come protagonista, nella registrazione televisiva della commedia “Il contratto”. Sarò sempre grata al mio Direttore!
Che differenze caratteriali ed artistiche aveva con Nino Taranto?
Avevano un modo di calcare la scena completamente diverso l’uno dall’altro, tanto da renderli imparagonabili.
Con chi avresti voluto lavorare e non c’è stata possibilità?
Con Fellini. Lui mi stimava tanto, ma dal provino che feci per il ruolo di Gradisca, risultai troppo giovane, fresca e pulita per il personaggio. Conservo ancora la bellissima lettera nella quale mi comunicava tutto il suo rammarico per non potermi avere nel film.
Angela Luce nella vita di tutti i giorni è quella che si vede in tv?
Angela Luce quando interpreta il personaggio diventa il personaggio stesso, non solo col trucco esterno, ma soprattutto nell’animo. Nelle interviste, Angela Luce è Angela e basta.
Cos’è la femminilità?
La femminilità è un insieme di sensazioni ed emozioni che, mescolandosi tra loro, vanno incontro ad un mistero.
Chi è l’artista brava?
La persona che, recitando o cantando, riesce a trasmettere al pubblico le proprie emozioni.
Chi è la tua erede?
Credo che questa volta la domanda sia io a doverla fare a te: chi è la mia erede?
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