Gianni Minà, sfrattato dalla Tv per 20 anni che ora lo incensa

Francesco Cristiani • 31 marzo 2023

La RAI non lo faceva lavorare, e nemmeno le altre emittenti. Raramente qualche giornale lo intervistava. E non perché non avesse più nulla da dire, anzi. Infatti, lo stiamo riscoprendo ora, ancora a cadavere caldo.

Ora che è morto, provate a ricordare da quanti anni non vedevate Gianni Miná in televisione.

Non i suoi servizi vecchi, le immagini di repertorio. Qualcosa di recente. Venti anni, venticinque? Di più ancora? Sicuramente tanti anni. Perché quello che ora, chiuso in una bara, viene celebrato unanimemente come un grande giornalista, in realtá in TV non appariva da quasi un quarto di secolo.


La RAI non lo faceva lavorare, e nemmeno le altre emittenti. Raramente qualche giornale lo intervistava. E non perché non avesse più nulla da dire, anzi. Infatti, lo stiamo riscoprendo ora, ancora a cadavere caldo.

Qualcuno poteva prendersi la briga di chiedere la sua opinione sui processi di cambiamento in corso in America Latina, di cui era un grande conoscitore. Magari qualcosa sul Brasile di Bolsonaro, oppure sul tentativo di Guaidò di prendere il potere in Venezuela. Avrebbe potuto intervistare proprio l’autoproclamato presidente della repubblica bolivariana, quando poco più di tre anni fa venne in Europa, ricevuto come un capo di stato (carica che si era attribuito da solo) dalla presidente Ursula von der Leyen. E si, che di domande interessanti Gianni Miná ne avrebbe sapute fare.


Ora che la morte naturale gli ha per sempre tappato la bocca, i grandi giornali e le reti nazionali possono tranquillamente tesserne gli elogi, inserirlo da subito nella schiera delle leggende del giornalismo italiano, insieme a personaggi del calibro di Biagi e Bocca.

Gianni Miná fino a qualche giorno fa ha continuato a scrivere solo sul suo blog, seguito solo da chi aveva davvero interesse di ascoltarlo, e per questo se lo andava a cercare in rete. Perché era un giornalista troppo scomodo, uno che nella vita aveva dato la parola a veri e propri emblemi viventi dell’antagonismo.


Noi napoletani lo abbiamo amato perché era unito a Diego Armando Maradona da un sincero sentimento di amicizia. “Che ti succede, Diego?”, poche parole, nessuna retorica, e aveva detto tutto. Uno dei pochi ad aver compreso la grandezza umana, e al tempo stesso la fragilitá, del campione argentino. Miná era cosi’: un giornalista capace di descrivere qualunque situazione umana con realismo, ma lasciando trasparire i sentimenti.


Aveva le sue idee, idee solide, ma non cercava mai di imporle attraverso l’edulcorazione del racconto. Ora che non c’è più, che il pericolo è scampato, i media main stream possono pure fargli un monumento di belle parole: servirá a seppellirlo più sotto.


di Francesco Cristiani

Share

Tutti gli articoli

Autore: Marianna Marra 14 novembre 2025
L’incantesimo si è svolto in un bignami di vite vissute che hanno fatto la storia della tradizione e tuttora fanno scuola all’innovazione.
Autore: Redazione 6 novembre 2025
Comunicato Stampa: LINA E LE ALTRE
Autore: Felice Massimo De Falco 3 novembre 2025
Anna Poerio Riverso non scrive una biografia: tesse un arazzo familiare dove ogni filo è un documento inedito, ogni nodo un’emozione trattenuta. Con rigore accademico e pudore affettivo, l’autrice ci guida tra lettere autografe, poesie manoscritte, atti processuali, fino a farci toccare la carta ingiallita su cui Carlo, incatenato, annotava: «La catena è pesante, ma più pesante è il silenzio di chi sa e tace». In sole 128 pagine, dense come un distillato di storia vissuta, il volume si articola in capitoli che si intrecciano come i rami di un ulivo secolare, radicato nel suolo meridionale proteso verso l’epica nazionale. Ma un solo luogo accoglie per sempre i resti di una Famiglia di Patrioti: Pomigliano d’Arco. Potremmo chiamare Pomigliano in mille modi: Stalingrado del Sud per le sue lotte operaie, città di solerti lavoratori, terra di grandi figli come il presidente della Repubblica Giovanni Leone e tanti altri. Ma quando il sole tramonta dietro il Vesuvio e il vento passa tra le croci del cimitero, Pomigliano d’Arco resta la città dei Poerio e degli Imbriani. Perché qui non è sepolto solo il loro corpo: è sepolta la parte migliore di noi.
Autore: Giovanni Amitrano 23 ottobre 2025
"Chi come me ha attraversato grandi difficoltà mi affascina perché dentro di sé custodisce un sapere che non si trova nei libri: quello di chi ha sofferto, ha resistito e, nonostante tutto, ha continuato a vivere".
Autore: Valentina Manon Santini 23 ottobre 2025
Mercificare il dolore significa offendere tutte le donne che hanno subito davvero violenza — nelle mura domestiche, negli affetti, sul posto di lavoro. Anche chi, come me, ha conosciuto la violenza psicologica: la minaccia di isolamento, il tentativo di ridurti al silenzio, il ricatto sottile che ti vuole annientare, di chi ti dice “ti faccio terra bruciata, non lavorerai più. Questa è pornografia del dolore.
Autore: Felice Massimo De Falco 22 ottobre 2025
In un mondo che corre affannosamente verso l’oblio, dove il tempo divora le tracce dell’esistenza umana come un fiume in piena, Vera Dugo Iasevoli emerge come una guardiana della memoria collettiva. In questo libro, la professoressa non solo documenta fatti, ma infonde un’anima esistenzialista: il cimitero è “un silenzio che parla”, un “dormitorio” in attesa dell’alba eterna, un monito contro l’oblio. Valorizzando Pomigliano d’Arco – terra di patrioti, fede e resilienza – e i suoi avi, l’autrice ci invita a camminare tra le lapidi non come visitatori, ma come eredi di un’eredità immortale. Un’opera avvincente, essenziale per chi cerca radici nel flusso dell’esistenza: sì, si può fare, e si deve leggere.
Autore: Felice Massimo De Falco 5 ottobre 2025
In un’epoca in cui l’essere umano si riduce a un curriculum di successi effimeri, Vincenzo Siniscalchi emerge dal racconto di Domenico Ciruzzi non come un avvocato illustre – il “Maradona del codice penale” , potremmo definirlo con un’immagine che evoca dribbling geniali tra le maglie intricate della legge –, ma come un’esistenza autentica, un Sisifo napoletano che spinge il suo macigno non su per la collina del Palazzo di Giustizia, ma attraverso i vicoli della condizione umana, senza la paura di rotolare giù.
Autore: Redazione 19 settembre 2025
«Io non so perché mi sta succedendo questa cosa, so soltanto che ogni volta che guarisco qualcuno perdo un senso».
Autore: Marianna Marra 30 agosto 2025
Il film non si limita a rappresentare un caso isolato, ma dispiega inevitabilmente il racconto di realtà drammatiche più ampie che, con minuzia di particolari e sfumature emozionali, si fanno corpo e carne attraverso lo schermo.
Autore: Redazione 7 agosto 2025
Sorella Morte è un romanzo che sfida il lettore a confrontarsi con il mistero della vita e della morte, intrecciando il razionale e l’irrazionale in una narrazione avvincente. Il romanzo lascia una domanda esistenziale che risuona oltre le sue pagine: Se il male è un’eredità che scorre nel sangue, possiamo davvero sfuggire al nostro destino, o siamo condannati a ripetere gli errori dei nostri antenati?
Altri post