Elezioni, se il gioco delle coppie non premia la parità di genere

Francesco Cristiani • 15 marzo 2023

In pratica, il candidato che dispone di un buon numero di voti, si allea con una donna, con cui va a formare un binomio. Magari anche lei è portatrice di un pacchetto di preferenze, che si andranno a sommare con quelle del candidato maschile, ulteriormente rafforzandolo.

Una legge del 2012 ha stabilito per le elezioni amministrative, nei comuni con più di 15mila abitanti, la regola della doppia preferenza di genere. In pratica, si può esprimere la preferenza a due candidati, ma a condizione che siano di sesso diverso. La novitá legislativa si prefiggeva di aumentare la presenza femminile nella vita politica locale, tradizionalmente in Italia piuttosto scarsa.


A distanza di dieci anni da quando la norma è stata introdotta, i dati raccolti dagli studi in materia restituiscono però un quadro statistico segnato da una anomalia. Perché è sicuramene vero che la presenza femminile si è incrementata, in questo lasso di tempo. Ma la variazione ha riguardato, paradossalmente, più il sud che il nord Italia. Sono infatti le regioni del Mezzogiorno a guidare la riscossa delle donne nei consigli comunali, dove la loro presenza è cresciuta di quasi 25 punti percentuali.


Qualcuno ha provato a spiegare il fenomeno col fatto che tradizionalmente al settentrione ci sono sempre state più donne in politica, un dato di fatto indotto naturalmente da una maggiore partecipazione sociale femminile giá acquisita. Quindi, se giá ce ne sono abbastanza, la doppia preferenza di genere non potrebbe farne arrivare molte altre in più.

Ma a ben guardare, secondo altri, il motivo di ciò potrebbe essere un altro.


Al sud, soprattutto nei comuni piccoli o medi, il voto comunale è tradizionalmente molto influenzato da fattori familiari e da blocchi di piccoli interessi, e nelle competizioni amministrative la lotta è sempre molto serrata. Per cui, l’ingegno elettorale avrebbe escogitato di massimizzare il profitto, per mezzo degli accordi di genere. In pratica, il candidato che dispone di un buon numero di voti, si allea con una donna, con cui va a formare un binomio. Magari anche lei è portatrice di un pacchetto di preferenze, che si andranno a sommare con quelle del candidato maschile, ulteriormente rafforzandolo. Ma tutto sommato questo non è poi cosi’ importante.


Perché alla fine, se il candidato maschio è forte e prende tanti voti, associando a sé una donna ne traina cosi’ l’elezione in consiglio.

Il che certo è apprezzabile, sotto l’aspetto della paritá di genere, perché arricchisce l’assise cittadina di una ulteriore rappresentanza femminile. Ma in effetti, spesso si tratta di donne senza nemmeno una vera e propria passione politica, finite elette in consiglio sol perché alleate all’uomo con cui ha condiviso il pacchetto di voti. Cosi’ viene a crearsi un binomio anche in consiglio, dove la forza di quel determinato consigliere diventa doppia, essendosi tirata dietro anche una consigliera con gli stessi voti. Insomma, due piccioni con un solo blocco di preferenze.


Dietro il dato che ha visto cosi’ la presenza delle donne crescere, si nasconde in tanti casi un'altra modalitá di occupare le poltrone e creare centri di piccolo potere. E guarda caso, ciò è successo di più proprio al sud e isole. Insomma, anche in questo caso potrebbe dirsi che fatta le legge, trovato dai più furbi il modo per avvantaggiarsene. 



di Francesco Cristiani

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