Addio al reddito di cittadinanza. Dal 1 gennaio 2024 sarà sostituito dall'assegno di inclusione che avrà regole diverse pur senza mutare nella sostanza del provvedimento: aiutare individui e famiglie in difficoltà.
Più serrate, rispetto alla misura varata dal governo Conte, le norme se non si vuole perdere il sostegno economico. Basterà, ad esempio, non partecipare ("senza giustificato motivo") alle iniziative di formazione e riqualificazione e si perderanno i benefici. O, ancora, perderà l'assegno chi non si presenterà ai servizi sociali o al servizio per il lavoro, non sottoscriverà il patto per l'inclusione o, soprattutto, non accetterà una offerta di lavoro. Nessuna pietà, poi, per chi mente per avere un maggiore beneficio economico o viene trovato a lavorare in nero.
La bozza del decreto lavoro che sarà discussa al Consiglio dei Ministri convocato per il primo maggio, affida ai comuni la responsabilità di fare i controlli incrociando le dichiarazioni ISEE con le informazioni in possesso degli uffici anagrafici e dei servizi sociali.
Dopo le verifiche dei comuni arriveranno i controlli dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro e dell'Inps oltre che dal Comando Carabinieri per la tutela del lavoro. L'Ispettorato Nazionale del Lavoro può fare anche ricorso alla Guardia di finanza e per i 'furbetti' sono previste pene severe: da due a sei anni di carcere. Se non si comunicano le variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da lavori saltuari si rischia da uno a tre anni di prigione.
Per evitare che la frammentazione delle informazioni ostacoli i controlli, il decreto prevede la creazione di un sistema informativo - Siisl - che permetterà alle varie piattaforme digitali di dialogare. Il sistema, però, non avrà solo una funzione di controllo: i beneficiari dell'assegno potranno accedere alle proposte di lavoro, ai corsi di formazione, ai tirocini di orientamento e formazione, ai progetti utili alla collettività e altri strumenti di politica attiva del lavoro "adeguati alle proprie caratteristiche e competenze".
In breve
Cosa bisogna avere
Cosa non bisogna avere
L'assegno sarà riconosciuto, a richiesta di uno dei componenti, alle famiglie con disabili, minorenni o ultrasessantenni. Bisognerà avere, al momento della presentazione della richiesta e per tutta la durata dell'erogazione, un valore Isee non superiore a 9.360 euro; un reddito familiare inferiore a una soglia di 6.000 euro annui; un patrimonio immobiliare non superiore a 30.000 euro. Nessun componente il nucleo familiare deve essere intestatario a qualunque titolo o avere a disposizione auto di cilindrata superiore a 1.600 cc. o motociclette di cilindrata superiore a 250 cc. Non potrà averlo chi si è licenziato (tranne nel caso di dimissioni per giusta causa).
L'importo dell'assegno, su base annua, sarà "fino alla soglia di 6.000 euro l'anno moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza" e non potrà comunque essere inferiore a 480 euro l'anno. L'erogazione sarà mensile e per non più di diciotto mesi e potrà essere rinnovato, ma solo dopo la sospensione di un mese, per altri di dodici mesi. Allo scadere dei periodi di rinnovo di un anno è sempre prevista la sospensione di un mese.
L'assegno di inclusione si chiede sul web all'Inps. I beneficiari devono presentarsi per il primo appuntamento ai servizi sociali entro quattro mesi dalla sottoscrizione del patto di attivazione digitale. Successivamente, ogni novanta giorni, i beneficiari sono tenuti a presentarsi ai servizi sociali o ai patronati per aggiornare la propria posizione. Ogni tre mesi bisogna presentarsi ai centri per l'impiego per aggiornare la propria posizione. Se si salta un appuntamento senza un valido motivo, l'assegno viene sospeso.
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