Eppure da qualche parte doveva essere quell’amore perché io l’avevo vissuto. Lo vivevo ogni giorno attraverso i miei genitori e la loro costruzione perfetta delle loro vite. No non voglio dire che erano perfetti. Ma che si amavano perfettamente si. Non senza liti, non senza routine, non senza figli. Insomma c’era tutto nelle loro vite ma soprattutto c’era il desiderio di progettare insieme e costruire il futuro. C’era o c’era stato. Ma è questo l’amore? L’unione di due entità che insieme per amore progettano un futuro? Si poi c’è il sesso. Quello c’è sempre. Ma quella volontà di abbandonarsi a due alla vita. No quella forse non c’è più.
Eppure mia madre sapeva tutto di mio padre. A che ora usciva, a che ora tornava, cosa avrebbe voluto mangiare e come la pensava. No non è tutto qui. Ma di certo non è così semplice spiegarlo. Però lo toccavi con le mani. Si, toccavi un mondo. Toccavi la conoscenza. La complicità. Toccavi persino le sensazioni e i sentimenti. Si avvertiva in tante cose, nei piccoli gesti, nelle attenzioni che nemmeno sapevano di darsi. Insomma era così palese e ti dava talmente tanta gioia. E tanta fiducia. La fiducia che nella vita possa incontrare anche tu un rapporto così. Così da poterti fidare. E devo dire che quelle cose non erano immaginarie esistevano ed esistevano per tutte noi nell’amicizia. Si nelle amicizie ci si sentiva come in amore con tutte le conoscenze e i sentimenti.
Con il riguardo, il rispetto, la responsabilità. Un’amica era un tesoro. Di lei conoscevi ogni cosa gusti emozioni difetti e perplessità. Ogni segreto tra noi era condiviso. Proprio come avrebbe potuto e dovuto essere con un uomo. Ma a quel tempo quegli uomini forse non esistevano più. Nessuno si lasciava andare fino a quel punto. Forse un amico. Ma un fidanzato di certo no. La conquista era molto più superficiale. Al massimo trovavi quello che faceva un gran parlare di sé. Forse perché i nuovi rapporti si fermavano al livello di conquista. E dopo che uno ti aveva soggiogato … dopo la prima notte di sesso… beh al massimo poteva continuare a fare sesso con te. Non era il caso di Claudio. Non avevamo fatto sesso nonostante il gran parlare di sé. C’era qualcosa di diverso in lui. Ma non saprei dire cosa. Forse lo guardavo con occhi diversi.
O forse dopo una convivenza era ora restio a qualunque frequentazione che potesse essere non superficiale. O semplicemente non gli piacevo abbastanza. Perché poi va detto che se un uomo ti portava a letto era uno stronzo ma che se non lo faceva … beh anche quello era un problema. Di autostima forse… ma accettare un non gli piaci abbastanza al punto da non fare neppure del sesso con te era una tragedia. Claudio non era un ragazzo superficiale ma in alcune cose avevo la sensazione che amasse rimanere in superficie. Nella nostra relazione… ops perdonatemi… nella nostra conoscenza mi aveva dato l’impressione di volersi far conoscere e poi… beh non ha affondato il coltello! Era rimasta una conoscenza superficiale. Cosa sapevo di lui? Tutto quello che faceva avevo persino conosciuto dei suoi amici ma come la pensava e come sentisse le emozioni quello per me era il suo lato oscuro. E cosa sapeva lui di me?
Dove lavoravo, come vivevo ma chi ero veramente e quanto avrei potuto dargli quello di certo no. Insomma probabilmente era tutto nella normalità. Nel senso che se qualcosa non decolla non decolla e basta e che quindi ogni forma di conoscenza non va oltre un certo punto. In realtà io, non che volessi vederlo problematico, ma di certo avrei voluto dare una spiegazione al non decollo di qualcosa che sembrava essere perfetta
. Sta di fatto che per quella sera Claudio non aveva più inviato messaggi. Sapevo che sarebbe venuto ma non sapevo quando. Forse saremmo andati a cena. Ero in trepidazione. Avrei alzato il telefono e chiamato… ma non potevo. Lasciai correre. Rientrai a casa e mi sparai un gran bel film… Tarantino così per non pensare. Finii addormentata sul divano.
Mi svegliai intorno alle quattro del mattino con una parte del corpo completamente anestetizzata… mi alzai fumai una sigaretta e corsi a letto. Avrei potuto dormire solo altre tre ore dunque non persi tempo. L’indomani non nascondo che ero stanca morta avevo dormito male e poco… qualche minuto per sgranchirmi. Accesi il cellulare e corsi a preparare del caffè. Mi sedetti di fronte alla solita vetrata ed iniziai a sorseggiare. Erano le sette del mattino. Puntuale uno squillo di telefono. Stavolta però non era mia madre. “Pronto” “Ben alzata sono Claudio.” Rimasi impalata. Non avevo voce per replicare. “Ciao” dissi… “Ciao io sto bene te come te la passi?” – chiese con voce entusiasta. Non so se ero fredda, imbarazzata, ancora addormentata… o meglio non so se lui avesse percepito qualcosa di questo tipo… ma io mi sono sentita semplicemente goffa.
Mi aveva chiamato di buon mattino per comunicarmi che il giorno dopo sarebbe arrivato a Milano. Alle undici circa avrebbe avuto un appuntamento dal quale si sarebbe liberato alle 14 e quindi avremmo potuto trascorrere insieme il resto del pomeriggio e la serata. Io ero già andata in panico. Avrei dovuto prendere qualche ora al lavoro e uscire prima. Ma non ero pronta. Avrei dovuto andare dal parrucchiere, sistemare casa, insomma ero completamente impreparata ed in preda ad una crisi di ansia. Ciò nonostante la sua voce di primo mattino fu la più dolce delle sorprese… Oddio vedrò Claudio! Il mio umore migliorò percettibilmente. Gli sono mancata? Probabilmente non tanto quanto lui è mancato a me. Mi precipitai a chiamare Francesca… sapevo che l’avrei svegliata ma la cosa era troppo immediata ed importante. Le raccontai della telefonata e di come mi fossi sentita. Le chiesi aiuto per i preparativi e ci accordammo sul fatto che mi avrebbe nel pomeriggio accompagnata prima dal parrucchiere poi a comprare un abito per l’occasione. E così fu...
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