Ah, la solitudine! Come una danza di can can, ma senza le gambe attraenti - rapida, svela e nasconde, costringendoci a muovere al ritmo frenetico di un mondo iper-connesso. In un'epoca in cui siamo sempre collegati ci sentiamo spesso così soli. Siamo sempre in network, ma balliamo da soli. Strano, vero? Tiriamo su le gonne della civiltà e scopriamo cosa c'è sotto questo fenomeno (non letteralmente, per favore)!
La Danza del Paradosso
Entriamo nella grande sala da ballo del modo con l’occhio dello psicoanalista: ma non troppo, non vogliamo spaventarci. Qui si danza con dispositivi e non con persone. Si esegue un balletto solitario con la faccia incollata allo schermo. E gli adulti? Anche loro danzano, ma spesso con passi maldestri, incerti su come muoversi in questo mondo digitale. “Ci vedrete in crinoline come brutte ballerine. Ci vedrete danzare come giovani zanzare”, cantava profeticamente Ivano Fossati. Adulti che spesso muovono goffi passi da Tik Toker in un palcoscenico con innumerevoli possibilità coreografiche, ma senza regie certe.
In questa sala da ballo, c'è un elefante nella stanza: la violenza dilagante, le discriminazioni, il patriarcato latente. Il ritmo si fa più pesante, i passi più complessi, il ritmo gravoso.
Bambini e ragazzi: Sognatori di un Ballo Moderno
Le nuove generazioni crescono in questo mondo complicato, e alcuni di loro sembrano nati con le scarpe da ballo! Ma è davvero così? Con tutti questi dispositivi, applicazioni e social media, stanno imparando a ballare, ma forse non la danza della vita reale. Piuttosto sono esperti in floss, o in gangnam style.
La scuola ha un ruolo fondamentale. Invece di insegnare solo la danza classica del passato, fatta solo di regole ferree e canoni ideali, deve prepararli per le nuove coreografie, quelle che includono empatia, comprensione e rispetto reciproco. Come nella danza classica contemporanea che sta facendo tanti sforzi per superare gli stereotipi che la bloccavano.
Un palcoscenico psicoanalitico complesso quello dei giovanissimi della “generazione Alpha” e dei ragazzi della “Generazione Z”. Freud stesso potrebbe trovarsi a disagio, sarebbe più smarrito qui che in una sessione con un gatto che sogna di essere un cane, nel tentativo di decifrare le dinamiche dell'ego in un mondo governato dai "mi piace" e dai commenti ricevuti pubblicamente. L'ansia di approvazione, l'invidia, il bisogno compulsivo di connessione: tutti ballano una danza grigia, silenziosa, di solitudine nel profondo dell'inconscio.
La scuola è una ballerina chiave in questa coreografia. Gli insegnanti, un tempo al centro della pista di ballo con le famiglie, si ritrovano ora spesso a ballare da soli. Come un teenager al suo primo ballo. Si sta perdendo il legame e la collaborazione con le famiglie, e il ritmo sincronizzato dell'educazione si sgretola come un vecchio vinile: ma non erano tornati di moda? La scuola oggi è chiamata a ballare una danza delicata tra il virtuale e il reale. In alcune scuole innovative, la tecnologia non è vista né come un sostituto della relazione, né come una minaccia, ma come un partner di ballo. L'educazione deve diventare una danza armoniosa che integra mente, cuore e tecnologia. Alcuni insegnanti stanno già guidando i loro studenti in questa nuova coreografia, insegnando loro a usare la tecnologia con consapevolezza e responsabilità, a collaborare oltre i confini fisici e a riflettere criticamente sul mondo intorno a loro.
Gli Adulti: Ballerini in Pensione?
E gli adulti? Tra Peter Pan che non sono mai cresciuti e senescenti adulti smarriti in un mondo che ha accelerato troppo e li ha lasciati indietro, ballano ancora i valzer di una volta, ma spesso si ritrovano fuori tempo. Occorre imparare passi e coreografie che vadano oltre la macarena. Ma non solo. Gli adulti hanno un compito gravoso: imparare nuove danze e reinterpretare danze del passato difficili che non sanno più ballare. Chi danza più una polacca di Chopin? Avete insegnato ai vostri figli a godere della polacca di Chopin? Ecco: se non l’avete fatto, o peggio, se non sapete cos’è vi basterà googlare “Martha Argerich play Chopin "Polonaise N°6 l'heroique" come si preoccupa di far sapere al mondo Emmanuèl Carrère (2021, Yoga).
La famiglia, quella grande coreografa della vita, deve imparare nuovi passi, riscoprire quelli vecchi splendidi e difficili, adattarsi, crescere. Aggiornare la playlist.
La solitudine, quella misteriosa ballerina, entra ed esce dalla pista di ballo. La vediamo in ogni angolo, sussurrando nelle orecchie di giovani e vecchi, uomini e donne. Ma dobbiamo davvero danzare al suo ritmo?
Dinamiche Familiari: La Danza Cambia Passi
E le famiglie in tutto questo? Anche loro sono sulla pista da ballo, ma con una coreografia che sta cambiando velocemente. Un tempo, la cena era un momento sacro, un tango lento e intimo dove si scambiavano sguardi e confidenze. Oggi, invece, sembra più una danza frenetica, una pizzica tarantata o un ballo derviscio, con gli occhi incollati agli schermi e le dita che scorrono rapidamente. È una nuova coreografia, una danza asincrona dove i passi sono dettati da notifiche e messaggi istantanei.
In questa sala da ballo familiare, gli smartphone sono diventati partner fissi, non più ospiti occasionali. I genitori tentano il difficile passo di bilanciare il loro ruolo di guide con quello di co-ballerini in un mondo digitale. E i figli? A volte sembrano ballare con un partner invisibile, perdendosi in una realtà virtuale che li allontana dal palcoscenico familiare.
Psicologicamente, questa nuova danza sta creando tensioni e disarmonie. L'empatia viene messa in pausa mentre si risponde a un messaggio; l'ascolto si interrompe per uno scatto fotografico; la condivisione dei sentimenti diventa una storia su Instagram. Si tratta di una danza piuttosto solitaria, anche se eseguita in compagnia.
Ma non è tutto perduto. La famiglia può ancora trovare il suo ritmo, imparare nuovi passi e scoprire un modo di danzare insieme che includa il virtuale senza escludere il reale. Si tratta di trovare il giusto equilibrio, di fare della tecnologia un partner di ballo, non un direttore d'orchestra. La musica può cambiare, ma la danza continua, e c'è sempre spazio per nuove interpretazioni.
Conclusione: Cambiamo Musica!
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