Dei due primi scudetti ho ricordi sbiaditi, tranne stare a cavalcioni sulle spalle di mio padre perché la magia di Maradona oscurava tutto e le trombe (rispolverate) di Giannone attaccate ad un carro-trattore che imbarcava gli scugnizzi della città (compreso me) e girava per la città come una pletora di indemoniati.
Ieri è stata la catarsi di un caleidoscopio di gente apolide politicamente che nutre solo due fedi: San Gennaro e il Napoli. Siamo lo stradario dell’immaginazione e della speranza.
Dice bene Alberto Angela: “La storia di Napoli è un tessuto prezioso la cui trama è composta da diversi fili: passione, difficoltà e Gioia infinita... sono valori veri che ti fanno amare la vita”.
Ieri è iniziata una sbornia popolare che durerà tutto l’anno: Napoli riscatta il Meridione e dice che si può fare impresa calcistica al Sud vincendo e tenendo i conti in regola. Complimenti a Giuntoli per aver dimostrato grande intuito nell’ andare a prendere quello che mancava alla squadra a prezzi “modici”.
Kim che si è rivelato più incisivo di Koulibaly, Kvara meglio di Insigne, Anguissa meglio di Fabian, per fare qualche esempio. E se AdL persegue i suoi obiettivi non potranno mancare altre tappe di gloria, a cominciare dalla riconferma di Spalletti e L’innesto di 3 o 4 aspiranti campioni. Potremmo essere un modello per la nuova Europa del calcio, dove ai bilanci gonfiato prevale la programmazione.
Sullo scudetto c’è inciso il nome di De Laurentiis, che ci ha creduto quando non ci credeva nessuno, senza aver paura di una piazza che l’ha contestato oltre ogni ragionevolezza
Intanto l’indotto socio-economico è partito sparato, non si trovano camere d’albergo, il merchandising sano e in nero offre una rinfrescata di benessere per chi tira a campare e lo Stato non gli bussa alla porta. Ogni sfera dell’ artigianato e del commercio si ricollega a questo trionfo. Così come avvenne con Maradona.
Ma è la festa di ogni ceto sociale, dal borghese al proletario, la plebe, la musa dello scrittore Domenico Rea, perché la fede non ha confini sociali. Proprio i borghesi, rintanati nelle loro terrazze al sole, possono riappropriarsi della responsabilità di portare per mano la città e rimescolare un destino di una città che scorre per conto suo.
Napoli si muove, Napoli oltrepassa il Garigliano, Napoli è capitale d’Italia.
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