Nessuno dubita che il leone sia il re della foresta. Di sicuro però questa posizione di predominio non gli è attribuita perché è il più forte. E nemmeno il più veloce, o il più alto, il più astuto, il più resistente. Il leone merita il titolo di re della foresta perché incarna plasticamente la fierezza del ruolo.
Nelle dovute proporzioni, potrebbe azzardarsi un paragone e dire che Lello Russo è per molti aspetti il leone della scena politica di Pomigliano. Un leone un po’ attempato, ma pur sempre capace di far sentire il suo ruggito abbastanza forte e fin lontano. Politico di lungo corso, era sindaco già una vita fa, ai tempi del terremoto del 1980. All’epoca della pandemia ce lo ritroviamo ancora primo cittadino. In mezzo, in questo frattempo che attraversa quasi mezzo secolo una legislatura da senatore, una disavventura giudiziaria da cui è uscito più pulito di quanto non lo fosse quando vi era entrato, e una serie di elezioni comunali sempre vinte, quando si è speso in prima persona. Vanta una conoscenza millimetrica della città, intesa come aggregato urbano e come corpo sociale.
Il che gli consente di capire un problema prima e meglio degli altri, oppure, dicono i maligni, di fare in modo che nessuno sia capace di capirlo. A proposito di Del Masto, fin da subito dopo l’elezione ebbe a predire che non sarebbe arrivato alla naturale scadenza del mandato di sindaco. E aveva visto giusto. Troppe spinte opposte a contrastarsi, anche se fino a ieri nulla trapelava dai discorsi ufficiali della maggioranza. Eppure chi gli è vicino assicura che per Lello Russo la caduta della giunta non è stata una grossa sorpresa: è solo questione di tempo, diceva, non dureranno a lungo. La domanda che in questi giorni, in queste ore, un po’ tutti si stanno ponendo, e se ora Lello Russo tornerà ancora una volta a giocare la partita delle prossime elezioni amministrative.
Bel dilemma, forse anche per lui stesso. La scorsa volta il peso del brutto esito finale fu attribuito più a lui che alla sconfitta Elvira Romano. Ma allora lo scontro era imparo, perché a favore dell’altra parte soffiava il vento della storia (spentosi oggi in una brezza assai fiacca), vi era un ministro sceso direttamente in campo che sembrava davvero troppo in alto da raggiungere, anche per Lello Russo.
Poi accade che quel ministro cade, come capita sovente, precipitevolissimevolmente. Ed ecco di nuovo la politica di Pomigliano costretta a fare i conti con lui, il vecchio leone. Che a quanto pare è ancora vivo, anzi, sta benone.
di Francesco Cristiani - avvocato
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