Bob Marley lo aveva detto, la curva più bella di una donna è il suo sorriso. Ma il sorriso non è solo questione di bellezza, è un gesto leggero che esprime la felicità. Anche Federico Faber, in una sua splendida poesia, aveva scritto: Un sorriso non costa nulla e rende molto; eppure diventa difficile immaginare come si possa sentire chi non ha la capacità di comunicare con questo semplice gesto e quanto possa essere triste se a perdere il sorriso, per una malattia, sia proprio una bambina.
Antonio Menna, giornalista e scrittore, nel suo ultimo libro “La bambina senza il sorriso” edito da Marsilio, ha costruito un’intrigante giallo, ricco di personaggi dai tratti e dalle personalità ben delineate, come la folla dei volti sulle tele di Léopold Boilly. La storia, che Antonio Menna ci racconta, si dipana tra i vicoli dei quartieri storici di Napoli, dove la protagonista Chiaretta, una bambina di nove anni, per una strana malattia non riesce a sorridere.
Chiaretta, in realtà, non ha perso la percezione mentale del gesto del ridere, ma quando il suo cervello trasmette l’impulso ai muscoli del suo viso la bocca di Chiaretta rimane immobile, come fosse una statua di cera; così che nessuno possa leggere le sue espressioni di felicità. In realtà, una sola persona è capace di vedere sorridere Chiaretta, questi è suo padre Carmine. Lui è l’unico sulla terra in grado di leggere le impercettibili espressioni degli occhi e delle gote della bambina e comprendere se lei stia ridendo oppure no. Ma un giorno Carmine scompare improvvisamente dalla circolazione. Nessuno sa dove sia, eppure nessuno si preoccupa di cercarlo, dal momento che si era già allontanato altre volte, per ritornare dopo alcuni giorni.
Solo Chiaretta aveva iniziato a chiedere dove fosse finito suo padre e nel cercarlo inizia a bussare alle porte per chiedere se qualcuno lo avesse visto. Durante la ricerca, finisce per suonare alla porta di Tony Perduto, un giornalista senza lavoro e dall’aria diffidente. Tony, dapprima titubante, decide di ascoltare la storia di Chiaretta fino a rimanerne invischiato, iniziando -così- un’indagine minuziosa guidata soltanto dalla curiosità di conoscere dove fosse finito Carmine.
Antonio Menna, con La bambina senza il sorriso, ci porta tra le righe di un romanzo giallo ricco di colpi di scena, capace di tenere inchiodato il lettore dalla prima all’ultima pagina. Merito di un flusso narrativo scorrevole come la portata di un fiume, magari come il Sebeto, il corso d’acqua che scorre sotto la città di Napoli per risalire alla luce del Sole al momento giusto. Questo romanzo racchiude una storia densa di eventi, sempre raccontanti con la leggera fluidità dell’esperto narratore, capace di descrive i luoghi di Napoli dove la stessa vita degli abitanti diventa un’opera d’arte su cui posare lo sguardo.
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