-Ilaria, come ti ha cambiato il dolore e come sei approdata alla scelta di candidarti?
Il dolore ci cambia profondamente. Non voglio raccontare di nuovo la mia storia, purtroppo credo la conosciate bene. Voglio però raccontarvi quanto le tragiche esperienze che ho vissuto possano essere importanti oggi, per tutti noi. Ho vinto, abbiamo vinto insieme questa lunghissima battaglia. Avrei voluto chiudermi una porta così dolorosa alle spalle, per dedicarmi privatamente alla mia vita, alla mia famiglia. Ma il dolore ci cambia, è vero, profondamente. A me ha lasciato una consapevolezza diversa. Oggi so cosa conta di più, nella mia vita. Non essere stata sola, avere avuto intorno una marea di persone che mi ha sostenuta, che mi ha detto di non mollare. Le stesse persone che me lo chiedono oggi, dal momento che mi sono candidata al Senato per l’Alleanza Verdi e Sinistra. Che mi chiedono di difendere i diritti di tutte e di tutti, per arginare l’ascesa di una destra che deve spaventarci, che ogni giorno ci dice che i diritti sono privilegi di pochi, a discapito di altri.
- Con quale carico di emozioni ed esperienza ti presenti agli elettori?
Con un’emozione grandissima, con un enorme senso di responsabilità. La mia storia diventa patrimonio di tutti. Non metto in campo solo il dolore per la morte di mio fratello, non solo la rabbia per le ingiustizie che abbiamo subito. Metto in campo quella determinazione, quella caparbietà che mi hanno portata a vincere, dopo tredici anni di lotte, e che oggi deve essere la determinazione di tutte e di tutti nel difendere i nostri valori, i nostri principi.
- Ti sei candidata in nome di tuo fratello?
Il nome e la faccia sono i miei e di nessun altro. La motivazione è il bene comune, sono i diritti di tutti, soprattutto degli ultimi, dei più fragili, come era mio fratello. Ma è nel nome di Stefano che ho combattuto, nel suo nome ho trovato la forza di non arrendermi e nel suo nome continuerò a farlo, anche dall’interno delle istituzioni, rappresentando le persone, i cittadini.
- Ho letto che eri di destra. Come mai questa metamorfosi?
Non parlerei di metamorfosi, ma di evoluzione. Chi non cambia mai idea ha un problema, non chi la cambia in meglio, in senso civile. Possiamo dire che ero una moderata, poi le semplificazioni fanno il resto. Tredici anni fa avevo una vita normale, se si può usare questo termine per definire la vita di chi affronta problemi ordinari, quelli che affrontiamo tutti. Io vivevo un po’ nella bolla di quella fascia di popolazione che ha gli strumenti per una vita dignitosa e che considera i diritti umani e sociali come un problema che riguarda altri. Mi fidavo degli slogan vuoti e rassicuranti.
Poi la vita ha voluto darmi una lezione durissima, inimmaginabile, che ha sconvolto la mia esistenza e ha messo in discussione tutti i miei valori. Attaccata, derisa, abbandonata da una parte dello Stato e da quella destra vuota, egoista, giudicante. Da quel giorno, a sostenermi maggiormente, sono state una parte della sinistra e gran parte della società civile.
Sono i valori di chi ha detto “la vita di Stefano era importante” riconoscendo pienamente i suoi diritti violati, senza mezze parole. Di chi ha condannato quella violenza di Stato senza tentennamenti. Sono le stesse persone che lavorano ogni giorno per il bene comune, per difendere i più fragili. Siamo quelli che pensano che ci si salva tutti insieme, che parlare dei diritti di tutti sia l’unica strada da percorrere, l’unica battaglia che vogliamo combattere.
- Qual è il tuo programma? - Di quali temi ti vorrai occupare?
Il programma dell'Alleanza Verdi e Sinistra è stato riconosciuto da fonti autorevoli come il migliore in termini di giustizia sociale e di attenzione all'ambiente. Ci sono temi, come quello della giustizia e delle carceri, che nessuno tratta. La nostra è l'agenda delle priorità delle persone come me e come voi, che vogliono vedere i propri diritti e i diritti di tutti tutelati, ogni giorno. La nostra è un’agenda che si pone il problema di una sanità pubblica realmente accessibile a tutti, in tempi accettabili. Una sanità che permette la prevenzione, su cui non si tagliano i fondi. Se devo scegliere se curarmi o pagare l'affitto vuol dire che la Sanità non è un diritto garantito. La pandemia ha reso evidenti le priorità e gli investimenti da fare. La nostra agenda parla del diritto al lavoro retribuito in modo dignitoso, che prevede un salario minimo garantito. Un lavoro che tutela la sicurezza e l’incolumità del lavoratore. Significa non investire cifre folli negli armamenti, ma scegliere di investire nello sviluppo di energie rinnovabili e sicure per l’uomo e per l’ambiente. Significa prendersi la responsabilità di dire dei NO, per il bene comune. No al nucleare, no alle trivelle. La nostra agenda è quella che parla di diritti umani e quindi di accoglienza, di diritti LGBTQIA+, di cittadinanza, di intercultura È l’agenda dei diritti delle donne, del rifiuto della violenza, delle pari opportunità.
La nostra è l’agenda di chi sa che stiamo affrontando una crisi enorme e che per uscirne dobbiamo riconoscere i diritti di tutti, con coerenza e determinazione, lavorando a stretto contatto con tutte le realtà del territorio che questi problemi li affrontano ogni giorno, sul campo, in prima persona.
- La tragica storia di tuo fratello cosa deve insegnare?
Deve insegnarci che nessuno può pensare “a me non potrebbe mai accadere”. Questa consapevolezza non deve essere paralizzante, non deve far paura. Al contrario, deve essere la spinta a scegliere i valori che contano davvero, a pensare al bene comune, a vedere gli altri, a riconoscerne i diritti. Ad essere pronti a battersi per i più fragili, a non lasciarli soli.
- Il dolore non fa commettere più sbagli al prossimo?
Il dolore ci mette alla prova. Ci cambia. Se troviamo intorno a noi comprensione e sostegno, se non siamo soli possiamo farcela, altrimenti rischiamo di perderci e di compiere errori terribili. Il dolore però può anche farci scoprire chi siamo veramente, quale forza abbiamo dentro, cosa vogliamo. Mi piace pensare che se Stefano potesse vedermi ora, mi direbbe semplicemente “daje,Ila’, non mollare!”.
- Lei è una donna che combatte anche per donne, crede che sia una bella novità avere un premier donna?
Non basta appartenere al genere femminile per rappresentare degnamente le donne. Io non credo in una donna che nega i diritti, che crea una gerarchia per l’accesso ai diritti fondamentali, che fa propaganda pubblicando il video di uno stupro, che dice ad un giovane manifestante che bisogna essere coraggiosi per reclamare i propri diritti (non vi fa paura? perché ci vuole coraggio? rischiamo ritorsioni?). Una donna che appoggia la bestialità dei blocchi navali per chi fugge da guerre e carestie ecco, no, questa donna non è il premier delle donne, non è il premier che vogliamo.
- Ci sono poi i problemi degli italiani: impazza la crisi energetica. Hai una soluzione per portare l’Italia fuori dal guado?
Nel nostro programma si parla di energie rinnovabili con competenza e chiarezza. Io non sono una politica di professione, ma una che fa politica da tredici anni, quella politica vera fatta dei problemi concreti delle persone. Il mio percorso mi ha insegnato che le soluzioni migliori si individuano lavorando insieme alle realtà sane del territorio che conoscono e vivono i bisogni delle persone. Le soluzioni richiedono studio, competenza e un attento ascolto delle persone coinvolte. La crisi energetica richiede l’intervento dello Stato, richiede un tetto al prezzo del gas, richiede di riappropriarci dei vergognosi extraprofitti.
- Quali sono le priorità di questo Paese?
Credo di avere già risposto a questa domanda, le mie e le nostre priorità sono nel programma dell’Alleanza Verdi e Sinistra. Ma c’è qualcosa che viene ancora prima: dare un segno forte di presenza, portare la nostra sinistra a rappresentare i cittadini in Parlamento. Quindi, andiamo tutti a votare, consapevolmente, con fiducia, avendo chiare le nostre priorità. Possiamo farcela.
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