A latere ci sovviene un punto interrogativo grande come la casa comunale. Eduardo Riccio era vicesindaco di una “allegra” consorteria di potere che doveva fare altri due anni e mezzo di potere. Quelli che erano i rapporti di vicinato con gli alleati e con il sindaco sono venuti fuori all’indomani delle dimissioni (al buio?) sue e dell’assessore D’Auria, a cui è succeduta la sfiducia notarile a Del Mastro.
Ad oggi non è dato sapere se Riccio abbia un piano B per la sua ascesa né tantomeno con chi condividere questo latente segreto o sogno di diventare primo cittadino. Nel mezzo sono volati stracci, accuse pesanti, lettere in Tribunale, una partita di padel fra fazioni fatta di parole incresciose. Ma non importa: diciamo che sono stati rapporti di vicinato rumorosi. Quello che non torna è perché mandare all’aria un governo che nei prossimi mesi avrebbe messo a cuocere tanta carne succulenta.
A cominciare dai fondi PNRR, 40 milioni da destinare a Pomigliano la cui governance sarebbe spettata in larga parte al Pd e dunque a Riccio. C’è mezzo parco personale del Comune da rinnovare, mezza Enam da rimpinguare con forze fresche: ciò vuol dire potere d’indirizzo in politichese. Abbiamo nominato solo tre fattori che avrebbero dovuto distogliere Riccio dal causare la crisi e mettere a credito il suo consenso elettorale ma ha deciso di alzare il banco e riandare tutto al 14 maggio. A che prezzo? Con quale prefigurata alleanza? Con quale certezza di esser candidato a sindaco, ammesso che si candidi? La filiera degli interrogativi è lunga e meriterebbe qualche chiarimento da parte dell’interessato.
Mentre invece c’è il deserto dei Tartari sia a destra che a sinistra, le interlocuzioni camminano su filari spinati perché nessuno ha chiaro con chi stare e perché starci. Nessuno si aspettava il precipitarsi delle cose. Nè destra, né sinistra, né liste civiche. Nessuno ha le idee chiare sulla città. Nessuno accenna un passo avanti. Tutto si mescola nei conciliaboli furtivi di salotto.
Allora una domanda ad Eduardo sorge spontanea: perché chiudere quest’amministrazione, seppur disastrata, a fari spenti quando c’erano ancora ritagli di governo favorevoli al Pd?
È davvero il tempo del coraggio? Lo vedremo
Quanto alle alleanze, occhio che il nuovo corso della segreteria Schlein ha rinverdito il campo largo con Conte. Chi vieta una nuova imposizione da Roma di un accordo tra Pd e un rinnovato M5S?
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