Contro l'utero in affitto ma contro il reato universale
È difficile immaginare la gioia di una donna ad avere un figlio, e lo sconforto che l’assale se impedimenti naturali si oppongono. È disposta a tutto pur di riuscirci, anche di sottoporre il suo corpo ad umiliazioni sessuali che trafiggono l’intimità più recondita che la rendono misteriosa in quanto donna. E se proprio la natura le è tiranna, le nuove tecnologie e l’evoluzione della genetica vengono a supporto. Però niente utero in affitto; cancellerebbe in un sol colpo decenni di lotta di emancipazione della donna; acclarerebbe il ritorno della donna oggetto , della mercificazione del proprio corpo. Ma sono anche contrario alla proposta legislativa che il governo ha presentato , per rendere universale il reato di gestazione per altri . Una legge che nella fattispecie considera reato universale la maternità assistita, paragonandola ad un crimine di guerra.

di Saverio Auriemma
Sono contro l’utero in affitto. Rappresenta l’altra faccia della medaglia della mercificazione del corpo femminile. La donna è sempre stata consapevole della forza di attrazione del proprio corpo sull’uomo , e , da sempre, lo ha usato per scopi e obiettivi diversi; sia per esercitare il mestiere più antico del mondo, che per agevolare percorsi carrieristici nel lavoro. Sempre in un rapporto di inferiorità in un sistema patriarcale dominato dalla figura del maschio, detentore assoluto delle posizioni apicali della scala sociale.
Così è stato sino a quando le donne hanno esploso il desiderio di uguaglianza dei diritti, nella società e nella politica, urlando parità e mettendo in discussione il rapporto uomo/donna su cui si reggeva l’equilibrio sociale. È negli anni ‘60 / 70 che scoppia il femminismo in Italia, un movimento dirompente , di forte provocazione culturale e di contestazione sociale, dove la donna si riappropria del proprio corpo e se lo gestisce come vuole. Si apre un conflitto in tutti i campi per avere pari opportunità nell’occupare i punti cardini della società ed avere libero accesso nei posti dove si comanda e si decide.
Si apre uno scontro profondo nel paese che si somma e si sovrappone a quello promosso dal movimento operaio; nelle fabbriche, a fianco ad una migliore condizione di lavoro e di salario , si rivendica parità di genere, sia nel rapporto di lavoro che nel trattamento economico , per superare le diseguaglianze, oggi ancora non del tutto risolte. Nella società si frantumano vecchi tabù, totem su cui si era costruita la società maschilista. Si aprono più fronti di lotta; nel ‘70 si conquista la legge sul divorzio, mentre in fabbrica si conquista lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori.
Nel ‘78 viene approvata la legge 194, che dá alla donna la responsabilità di decidere sulla maternità. Leggi sconvolgenti che corrodono vecchie incrostazioni consolidatesi nel rapporto Stato/Chiesa, e ne definiscono i nuovi profili , marcando e distinguendo i confini tra i due poteri , temporale e spirituale, che se pur affermatosi nel 1870, con la breccia di Porta Pia, il papato ha sempre mal sopportata. Cosicché lo Stato si cura del corpo, dandogli benessere e felicità , e la Chiesa ne cura lo spirito , educando l’anima secondo i principi religiosi . Due poteri separati ed autonomi l’uno dall’altro, anche se in un rapporto dialettico tra di loro.
Ma è tutta la società che va in frantumi, nella sua complessità e nelle sue varie articolazioni. Vanno in crisi i tradizionali riferimenti politici- religiosi , i vecchi rapporti di classe tra capitale e lavoro, la scala delle gerarchie sociali e persino i rapporti tra padre e figlio. Nella musica, sono gli anni in cui si passa con disinvoltura dal ballo del mattone al rock dolce dei Beatles , o a quello psichedelico dei Rolling Stones, con il mitico Mick Jagger, 80 anni compiuti il 26 scorso. Ma sono anche gli anni contro le guerre e il razzismo.
È una icona la figura di Tommie Smith e John Carlos con il pugno alzato alle Olimpiadi del Messico , in segno di protesta contro l’aparteid. È in questo contesto che è nata e si è alimentata la grande rivoluzione culturale che tutt’ora impegna l’intera società civile , e la domina, la parità di genere , e si è talmente radicata da essere presente in ogni occasione dove la donna è protagonista principale di sè stessa, specie laddove si trattano temi sensibili, come è il tema della maternità. Tutte le modifiche avvenute negli anni, hanno interessato nel profondo il rapporto della donna con la politica , con la società, con la religione, ma non hanno minimamente intaccato la figura primordiale della donna in quanto madre.

È difficile immaginare la gioia di una donna ad avere un figlio, e lo sconforto che l’assale se impedimenti naturali si oppongono. È disposta a tutto pur di riuscirci, anche di sottoporre il suo corpo ad umiliazioni sessuali che trafiggono l’intimità più recondita che la rendono misteriosa in quanto donna. E se proprio la natura le è tiranna, le nuove tecnologie e l’evoluzione della genetica vengono a supporto. Però niente utero in affitto; cancellerebbe in un sol colpo decenni di lotta di emancipazione della donna; acclarerebbe il ritorno della donna oggetto , della mercificazione del proprio corpo. Se proprio si vuole ricorrere alla maternità assistita, condivido la generosità solidaristica delle donne che offrono, gratis, il proprio corpo per dare felicità ad una coppia condannata ad una tristezza senza fine. Ma sono anche contrario alla proposta legislativa che il governo ha presentato , per rendere universale il reato di gestazione per altri . Una legge che nella fattispecie considera reato universale la maternità assistita, paragonandola ad un crimine di guerra. Un assurdo! E che ne sarà del pargoletto che rientra in Italia? Non verrà riconosciuto? Sembra più una posizione propagandistica che di reale attuazione.
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