Sono Spicy al punto giusto, come una salsa da accompagnamento alle tue carni, invitante ma mai sgradevole, un pizzico penetrante quel tanto che basta a indurti a desiderarmi. Sono stata reclutata dal mio presidente Thomas Woodrow Wilson, il quale ha istituito la Division of Pictorial Publicity allo scopo di creare stimoli visivi che potessero convincerti ad arruolarti facendo leva sul tuo spirito patriottico.
Saprò essere il tuo appetito quando, a digiuno, ti fai largo tra gli spari. Terrò chiassoso, vivace, esuberante e focoso il tuo interesse amoroso; con le mie curve generose, le camicette a pois annodate sul procace décolleté, con i miei shorts e le t-shirt bianche da cui ti lascerò immaginare i turgidi capezzoli, con le calze a rete, i tacchi alti, la gonna a corolla sotto cui sbircia vogliosa la brezza di mare e di terra sollevandola con “casuale” malizia, con i vezzosi fiocchi e i cerchietti di Vichy tra i capelli semiraccolti saprò garantirmi quell’aria fanciullesca in volto pur rimanendo il frutto proibito delle tue fantasie.
Sono Spicy al punto giusto, come una salsa da accompagnamento alle tue carni, invitante ma mai sgradevole, un pizzico penetrante quel tanto che basta a indurti a desiderarmi. Già ti immagino, sollecito, con in mano le tue puntine da disegno che mi fai posto tra il necessario. Io, di fatto, sono stata letteralmente creata per essere “appuntata su” con gli spilli ed è proprio nell’anta del tuo armadietto che ho trovato riparo dagli scoppi delle granate. Sarò il tuo ancoraggio alla vita mentre, operoso e infaticabile, ti incammini verso il fronte con le tue fasce mollettiere e l’elmetto intriso di sudore sotto il sole cocente.
Sono stata reclutata dal mio presidente Thomas Woodrow Wilson, il quale ha istituito la Division of Pictorial Publicity allo scopo di creare stimoli visivi che potessero convincerti ad arruolarti facendo leva sul tuo spirito patriottico.
Saprò essere il tuo appetito quando, a digiuno, ti fai largo tra gli spari. Terrò chiassoso, vivace, esuberante e focoso il tuo interesse amoroso; con le mie curve generose, le camicette a pois annodate sul procace décolleté, con i miei shorts e le t-shirt bianche da cui ti lascerò immaginare i turgidi capezzoli, con le calze a rete, i tacchi alti, la gonna a corolla sotto cui sbircia vogliosa la brezza di mare e di terra sollevandola con “casuale” malizia, con i vezzosi fiocchi e i cerchietti di Vichy tra i capelli semiraccolti saprò garantirmi quell’aria fanciullesca in volto pur rimanendo il frutto proibito delle tue fantasie.
Appaio su cartelloni pubblicitari, sulle copertine di numerose riviste e giornali, su cartoline, litografie e calendari; anche se mi vedi ritratta in un disegno io sono una donna in carne e ossa, ti sembrerà curioso ma i pittori sono soliti pagarmi per il breve tempo di qualche scatto fotografico poi, con calma, dipingermi per proprio conto e risparmiando così qualche denaro. Siccome la fotografia non si è ancora affermata come arte autonoma ma, soprattutto, perché non ho il permesso di mostrarmi dal vero, non ti è concesso, infatti, conoscere la mia reale identità e neppure il mio nome, ho il dovere di ammaliarti ma non ho il diritto di essere riconoscibile, diversamente verrei ritenuta peccaminosa e censurata. Nel tempo ho saputo anche modernizzarmi ottenendo l’apice del mio successo proprio intorno agli anni 40 e 50 e sovvertendo i canoni di bellezza della donna comune.
Reduci dalla guerra c’era bisogno di un’aria che fosse distensiva e al tempo stesso rassicurante, la magrezza lo era poco e così la mia tornita figura si è fatta largo. Sono tante e nessuna in particolare, in Europa, prima della prima guerra mondiale, sono stata “Miss Fernande” con molta probabilità Fernande Barrey, (attrice, pittrice e modella francese), tra le prime apparse nel mondo, amata dai soldati di ambedue le parti del conflitto e addirittura modella per Amedeo Modigliani.
All’inizio del XIX secolo, quando la mia allegoria aveva ancora origini “caricaturali”, sono stata quell’attrice di burlesque che nei teatri appendeva, nelle cornici dei bruciatori a gas, i propri biglietti da visita raffiguranti la sua immagine; sono stata una Gibson girl, la rappresentazione di una bellezza moderata, composta, elegante di attrici e di donne comuni.
Tutte potevano di fatto in me ritrovarsi in un ideale che non scontentasse nessun ceto sociale, ero indipendente e ben conscia dei mio potenziale, potevo beneficiare della coesione tra donne e malgrado fossi leggermente “altezzosa” grazie alla mia ironia pur essendo pungente sono riuscita a non risultare antipatica, anzi, ad empatizzare con molti. Sempre ben cotonata e acconciata, molto spesso, in uno chignon, grazie ai miei bustini che mi inarcavano la schiena ho saputo regalarmi la tanto amata shape a clessidra.
Ho avuto un collo regalmente lungo, e ho rappresentato tutti gli incontri reali o di fantasia compiuti dal mio illustratore duranti i suoi viaggi in giro per il mondo. Si può dire che io sia stata una “caratterista” del mio tempo abilmente illustrata in bianco e nero dalla penna di Charles Dana Gibson, il mio successo è stato “planetario” essendomi guadagnata un posto di rilievo senza dovermi politicamente schierare.
In seguito sono stata una anche una Cristy girl, più succinta ma questa volta a colori, e ancora, una Vargas girl; inizialmente elogiata per la mia bellezza poco rilievo ebbi per la mia sessualità, tuttavia, durante la seconda guerra mondiale mi venne chiesto di travestirmi, giocosamente, con abiti militari e fui ritratta in pose seducenti, divenni così tanto popolare che dal 1942 al 1946, su richiesta dei miei soldati, 9 milioni di copie della celebre rivista Esquire furono gratuitamente inviate alle truppe americane.
A me è stato concesso addirittura il privilegio di essere benaugurante, è così che sono stata protagonista anche della pin-up nose art e la mia immagine è apparsa sui nasi delle fusoliere degli aerei durante la seconda guerra mondiale.
Sono stata Marilyn Monroe ritratta da Earl Moran, la famosa e onnipresente Betty Grable (1943), dagli anni 40 in poi, negli Stati Uniti, ero nota anche con il nomignolo di Cheesecake. In molti lo ignorano ma sono sempre stata io una Pin-up-girl in fase germinativa, semplicemente, discendo da tutte queste mie sorelle maggiori. Sono tra la realtà e il sogno del resto, quale matto potrebbe dare della meretrice ad un disegno?
Ripensando alla storia di Betty Boop, ho comunque deciso di cautelarmi affinché non mi accadesse ciò che è accaduto a lei, non lo credevo possibile eppure ancora c’è chi pensa di poter fare di me ciò che vuole. Ricordo come fosse ieri il giorno in cui quel genio di Gary Wolf mi chiese di diventare Jessica Rabbit, era giunto il momento di gridare al mondo che potevo essere sensuale senza dovermi sentire sbagliata, sporca o necessariamente disponibile, potevo essere sensibile al corteggiamento soltanto se ne avevo realmente voglia e senza per questo dovermene vergognare.
I tempi erano finalmente del tutto maturi o quasi e così accettai senza esitare, ho avuto i capelli rosso fuoco di Rita Hayworth, lo sguardo languido di Lauren Bacall, la pettinatura da un lato di Veronica Lake, la scollatura profonda sulla schiena di “the back” (Vikki Dougan): "Io non sono cattiva è che mi disegnano così", del resto sono la moglie di un coniglio e ho sempre abitato il mondo dei cartoni animati ma non pensavo ci fossero così tanti conigli tra gli esseri umani, e in qualche modo, ho dovuto difendermi.
Dalla mia Rubrica sTRUtto & parruCCO per oggi è tutto, come sempre grazie di avermi tenuto compagnia durante questo lungo viaggio nel mondo del costume, io sono quasi a casa e sto per scendere. “Din don: next stop Is Marble Arch, mind the gap”; ho giusto un mucchietto di noci, quasi quasi sgranchisco le gambe facendo una passeggiata tra gli scoiattoli di Hyde Park, magari butto giù qualche verso per il mio prossimo pezzo.
A presto rivederci.
Testata Giornalistica con iscrizione registro stampa n. cronol. 1591/2022 del 24/05/2022 RG n. 888/2022 Tribunale di Nola