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Alessio Postiglione: "Meloni faccia un passo indietro ed indichi un federatore se vuole governare

Felice Massimo De Falco • 21 agosto 2022

Alessio Postiglione: "Meloni faccia un passo indietro ed indichi un federatore se vuole governare"


Chi sta vincendo le elezioni?


È abbastanza difficile dire chi stia vincendo dal punto di vista della campagna elettorale perché ovviamente Meloni è in testa e sta facendo una campagna assolutamente sottotono perché non ha nessun interesse ad attirare l'attenzione su di sé visto che è davanti a tutti quanti gli altri. Direi quasi che la sua è una campagna finalizzata ad un pubblico internazionale per accreditarsi come prossimo premier.
Ancora presto per giudicare la campagna di Salvini, che ha lanciato l'hashtag credo. Sui social - penso alle ultime rilevazioni del sentiment come quella pubblicata da Michele Zizza su Forbes e Domenico Giordano con Arcadia -, godono di ottima salute Giuseppe Conte e Gianluigi Paragone. Politicamente, l'opposizione a Draghi ha giovato alla Meloni e sta premiando anche il M5S, in ripresa, dopo essere stato in caduta libera.

Meloni corre Letta insegue?

L'enfasi posta da Letta su temi caratterizzanti la sinistra post materialista e incapaci di allargare il consenso ad altri gruppi, come le libertà civili, lo ius scholae, la cannabis, mi sembra che indichino una campagna sulla difensiva finalizzata a mobilitare il voto degli elettori PD. Insomma, poco sul fronte dei diritti socio-economici con i quali cercare di riacciuffare quelle classi subalterne che negli anni hanno abbandonato gli ex comunisti a favore della destra. Una scelta - radicale sull'agenda LGBTQ e moderata in economia, vedi Cottarelli capolista, sulla quale non incideranno gli accordi con Articolo 1, Sinistra italiana e Verdi.

Come ha gestito Letta le candidature?

Anche l'idea di chiudere le liste prima degli altri non è stata brillante, lasciando Letta e il Partito democratico al centro del dibattito su chi era dentro e chi era fuori. Anche la natura di queste notizie, squisitamente politichese, non migliora la connessione sentimentale con l'elettorato. Di questo, se ne può giovare la destra che invece, parlando di pensioni e flat tax, dimostra di essere più concreta e meno impegnata su principi o liste.


Come si vincono i duelli in TV?

È Meloni che può perdere, stando avanti. Lei dovrebbe enfatizzare il carattere ideologico di molte proposte Pd. Con i problemi che hanno gli italiani, la priorità è il ddl Zan o i matrimoni omogenitoriali? Quante famiglie tradizionali sono lasciate fuori dalle proposte del Pd? Letta invece dovrebbe puntare il dito sulla fattibilità economica delle proposte del centrodestra, inoculare il dubbio che la loro opposizione al reddito di cittadinanza possa fare male ai più fragili, paventare il rischio che la loro lotta alla burocrazia si traduca in meno servizi e meno impiego pubblico, importante constituency elettorale. Se Letta parte con la tiritera della Meloni fascista, sarà per lui un ulteriore bagno di sangue.

Cosa ne pensi del maquillage di Meloni?

C'è questa polemica dell'eredità postfascista e della sua trasformazione. Onestamente più di una vera e propria dédiabolisation, come si dice per la Le Pen, mi sembra più che il tema è semplicemente poco centrale per gli elettori. Meloni ha preso più le distanze dal Ventennio più per gli investitori internazionali che non per il nostro elettorato, che in questi anni l'ha premiata senza chiedere abiure.

Ha senso il centro?

Consideriamo che l'ascesa dei populismi è una risposta proprio a quel liberalismo centrista delle Grosse koalition che ha dominato gli ultimi anni in politica, con i perdenti della globalizzazione che chiedevano misure protezionistiche. Non a caso, il progetto di Scelta Civica di Monti andò male.
Ora Calenda e Renzi fanno i Macròn d'Italia, e non a caso fanno parte di Renew Europe, il gruppo del presidente francese, con una proposta politica che è populista almeno nel linguaggio. Si pensi a come è tagliente e radicale Calenda su Twitter. Secondo me, gli italiani non sono interessati all'Agenda Draghi. Un eventuale exploit del centro sarà più legato al carisma dei leader.

Prevedi novità nel centrodestra?


Spero che Meloni stia imbarcando gente di qualità. Per tutti gli altri, il taglio dei parlamentari è una carneficina.

Che scenario ex post prevedi?


Meloni deve fare un passo indietro per farne fare due avanti alla coalizione. Se vorrà fare la premier, nonostante le assicurazioni che sta dando a livello internazionale, i poteri forti in Europa la faranno cadere dopo poco, semplicemente non attivando lo scudo anti-spread. Si profilerebbe un nuovo governo simil Draghi con i centristi di ogni schieramento.
Il centrodestra può governare se non sarà a trazione destra sovranista, ci sarà una componente moderata e, soprattutto, se Meloni individuerà un federatore in grado di rassicurare l'Europa, una sorta di Conte, con Meloni e Salvini che fanno i vicepremier. Forse anche Tremonti può andare bene, con la sua verve keynesiana antimercatista.
È brutto dirlo ma è così. L'Italia è un Paese a sovranità limitata e il PD è il partito del Deep state, non certo FdI.

Su quali temi si vince?


Io penso che forse alcuni partiti populisti siano stati sconfitti, ma la loro agenda si è comunque imposta. Tariffe, deglobalizzazione, onshoring, Golden power, sono tutte manifestazioni di policy protezioniste, in antitesi con il liberalismo dell'austerità che ha dominato lo scenario post 2008. La destra ha guadagnato a livello politico proprio con una sua agenda anti liberista e globalista. Quando Le Pen padre proponeva le reaganomics non andava lontano. La sinistra liberista infatti perde e non è un caso che la sinistra protezionista di Melenchon o Tsipras sia andata meglio. Con il PD che rilancia la sua agenda da "identity politics", la destra ha spazio, ma a patto di conservare questo nuovo positioning più sociale.

Alessio Postiglione è  Direttore del Master in Communications della Rome Business School, docente Sioi e Luiss, ex addetto stampa del sindaco di Napoli e dei governi Conte I e II

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