Ayaka, da sempre ammaliata dal pregio della sartorialità Made in Italy, la cui eco è unanimemente riconosciuta in ogni dove, sognava un abito prezioso come il futuro che custodiva con sé in un ventre sempre gravido di idee e di “entrée” emozionali che non stava più nella pelle a volersi vivere e gustare. Un abito che riuscisse a descriverla nella sua vera essenza, quella di donna elegante e sobria, tanto riconoscente alle sue tradizioni, quanto affascinata da una nuova modernità a cui sentiva di appartenere, un abito firmato Maison Signore.
Ayaka se ne stava comodamente seduta in ginocchio, a piedi uniti, sul tatami indossando i suoi tabi bianchi; gli zori di paglia di riso le sedevano ordinatamente accanto tenendole compagnia mentre, gioiosamente, radunava a festa tutte le sue bambole kokeshi agitando con zelo sulle loro teste dei rametti di camelia giapponese, proprio come aveva visto fare al prete, sul capo di tutti gli invitati presenti, al matrimonio di sua zia Haruko durante quello che è il tipico rito di purificazione shintoista e che precede la celebrazione del sacramento quando questi viene svolto secondo le più antiche usanze.
Tre di queste bambole, quelle a lei più care, le aveva disposte in cerchio decidendo di allietarle, secondo tradizione, preparando e offrendo loro da bere il matcha, il tipico tè verde in polvere, e riprendendo così una delle tre più importanti arti giapponesi come quella della preparazione e servitura del tè detta otemai durante lo svolgimento della cerimonia del tè che prende il nome di sado, perché proprio come recita la saggezza giapponese: “L’amore e l’amicizia non si chiedono come l’acqua ma si offrono come il tè”, e lei lo sapeva bene.
Ayaka aveva trascorso tutto il pomeriggio appendendo, sollevandosi a fatica sulle punte dei suoi piccoli piedi, dozzine di ghirlande di origami di fiori di shidarezakura (il ciliegio piangente), da un capo all’altro del filo, in un gigantesco giardino immaginario fatto di carta e tinto di rosa, sotto un soffitto, tanto più alto di lei, che arrivasse, nella sua fantasia (come nella trasmissione della tradizione orale nipponica), “in alto fino a toccare il cielo proprio come un amore unico”.
Ancora non ne era totalmente consapevole, ma da lì a qualche anno, proprio sotto quel cielo schiumato di mandorli in fiore, la cui fioritura rappresenta il ritorno della natura alla vita, nel giorno più propizio agli dei secondo l’almanacco giapponese, in un giorno di primavera o di autunno quando questi sono particolarmente predisposti alla benedizione, si sarebbe unita, per davvero, come nei suoi sogni di bambina in matrimonio con il suo amato sposo.
Ella, pur rimanendo fortemente intrisa della sua cultura, essendo figlia del nostro tempo, aveva parallelamente coltivato, durante la sua crescita e formazione, il fiorente desiderio di poter coronare il suo sogno d’amore indossando un abito bianco in stile occidentale, non che quello tradizionalmente indossato da zia Haruko non le piacesse; lo shiromuku (questo il suo nome) di colore bianco: infatti, è molto elegante e si presenta corredato di un singolare e vistoso copricapo di seta nato, secondo la tradizione, (per nascondere le corna) e questo, essendo una sposa 2.0 le piaceva, forse, un poco meno.
Ayaka, da sempre ammaliata dal pregio della sartorialità Made in Italy, la cui eco è unanimemente riconosciuta in ogni dove, sognava un abito prezioso come il futuro che custodiva con sé in un ventre sempre gravido di idee e di “entrée” emozionali che non stava più nella pelle a volersi vivere e gustare. Un abito che riuscisse a descriverla nella sua vera essenza, quella di donna elegante e sobria, tanto riconoscente alle sue tradizioni, quanto affascinata da una nuova modernità a cui sentiva di appartenere, un abito firmato Maison Signore.
Ella aveva atteso e fantasticato a lungo, e quel giorno, tanto desiderato, stava per arrivare. Aveva letto che nei giorni 5 e 6 agosto 2024, Maison Signore aveva partecipato al Trunk Show B2B a Kyoto, organizzato nella cornice esclusiva del Fortune Garden Hotel, esibendo le collezioni Victoria e Isabella, simbolo di eleganza e maestria artigianale, e che nel giorno 11 agosto 2024, la Maison sarebbe stata nuovamente presente sfilando, questa volta anche a Tokyo, nello store Granmanie, uno dei negozi da abiti da sposa più esclusivi del Giappone e più precisamente a Ginza, dove lei si era prontamente prenotata per poter partecipare a un evento che si vociferava fosse già previsto come sold out.
Proprio mentre io chiacchiero con voi, Ayaka (il cui nome significa letteralmente fiore), pregna di emozione sa che potrà, tra non molto, vedere da vicino i tanto ossequiati pizzi francesi come il delicato chantilly con motivi floreali o botanici, dentelle e ombra e il macramè, ricami tridimensionali con l’applicazione di fiori, cristalli e perle, stoffe pregiate come il mikado in seta le cui tecniche di lavorazione sanno renderlo straordinariamente luminoso, e poi l’organza con cordonatura lavorata a rilievo, ancora gonne dai volumi maestosi e pensate per conferire eleganza e regalità con un tocco retrò, tutte meraviglie che, fino ad oggi, poteva soltanto aspirare a sognare sfogliando le più prestigiose riviste di moda sposa e ritagliandone le immagini.
L’azienda simbolo dell’haute couture Italiana, sfilerà con le sue collezioni di punta diffondendo su scala internazionale l’alta qualità italiana. Esclusivo è, senza dubbio, anche il “pedigree” che accompagna ciascuna creazione firmata dal brand pensato per la tutela e la corretta diffusione del Made in Italy. Ogni abito è corredato da un certificato di garanzia digitale personalizzato che ne racconta la storia, le ore di lavorazione, lo stile e ne garantisce l’originalità attraverso un QR code.
“Le spose giapponesi - spiega la direttrice creativa di Maison Signore Vittoria Foraboschi - apprezzano la semplicità, prediligendo abiti poco scollati, lunghi e di seta, che incarnano eleganza e sobrietà. Sono alla ricerca di un equilibrio perfetto tra tradizione e modernità, preferendo linee pulite e tessuti di alta qualità che esprimano raffinatezza senza essere eccessivamente elaborati. Maison Signore risponde a queste esigenze con il valore aggiunto del Made in Italy, portando avanti una tradizione sartoriale che rende ogni abito unico e speciale. Questi appuntamenti rappresentano un'occasione unica per promuovere lo stile italiano, riconosciuto in tutto il mondo, tra le future spose giapponesi e internazionali.
Le spose giapponesi potranno apprezzare la bellezza e la raffinatezza degli abiti, la perfetta manifattura italiana e l’eleganza senza tempo”. Intanto Ayaka, mentre leggeva con curiosità il comunicato stampa di Maison Signore nella persona di Vittoria Foraboschi, era già alle prese con l’organizzazione della cena di fidanzamento, pronta ad accogliere tutti i parenti che, per usanza, avrebbero portato in dono, a lei e al suo futuro sposo, alcuni oggetti simbolo di felicità e prosperità come conchiglie di abalone, soldi, tonno e seppia secchi. Intanto s’era fatta sera ed era ora di srotolare il tappeto sul tatami per trasformare il ryokan da stanza da giorno in camera da letto.
Era dunque conveniente che Ayake ripiegasse tutti i suoi sogni scarabocchiati di felicità proprio come i suoi origami, per concedere loro il giusto riposo, affidandoli in custodia a Orihime, la tessitrice delle stelle, nella notte del 10 agosto, quella delle stelle cadenti e delle speranze, affinché al sorgere del sole, potessero sbocciare nuovamente con incontenibile forza, e lei riuscisse a farsi trovare pronta fresca come una rosa rossa.
Dalla mia rubrica sTRUtto & parruCCO per oggi è tutto. Nella speranza che le mie anticipazioni Sposa siano state di vostro gradimento, vi ricordo che Maison Signore vi aspetta on line su www.maisonsignore.it, nei suoi numerosi punti vendita capillarmente distribuiti in Italia, con le sue sedi produttive in Puglia e Campania, nel suo quartier generale a Napoli e Caserta, e ancora sui canali social con le pagine “Maison Signore” e “Atelier Signore”. Noi ci rivedremo a Settembre con un evento che vi annuncio essere imperdibile, mi raccomando scarabocchiate sogni anche voi ma restate con noi.
Come sempre grazie di essere stati in mia compagnia e a presto.
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