L’importanza della “Interculturalità” anche nell’Arte - di Vera Dugo Iasevoli

Vera Dugo Iasevoli • 23 giugno 2024

Mai come in questa epoca di confusione e contraddizioni, di episodi omofobici e discriminatori, che esplodono in base all’appartenenza etnica, sociale, religiosa, di colore della pelle, di genere, di indirizzo sessuale e di altro ancora, la capacità dell’arte di accomunare tutti i popoli e di influenzarli vicendevolmente in una osmosi cosmica di ingegno, creatività e talento, desta meraviglia e stupore. Analizzando le altre varie forme di “Cultura” e le loro diversità rispetto alla “Cultura Indigena Europea”, sono evidenti gli influssi che esse hanno operato sulla nostra “Arte Occidentale Europea”

di Vera Dugo Iasevoli


Mai come in questa epoca di confusione e contraddizioni, di episodi omofobici e discriminatori, che esplodono in base all’appartenenza etnica, sociale, religiosa, di colore della pelle, di genere, di indirizzo sessuale e di altro ancora, la capacità dell’arte di accomunare tutti i popoli e di influenzarli vicendevolmente in una osmosi cosmica di ingegno, creatività e talento, desta meraviglia e stupore.


Analizzando le altre varie forme di “Cultura” e le loro diversità rispetto alla “Cultura Indigena Europea”, sono evidenti gli influssi che esse hanno operato sulla nostra “Arte Occidentale Europea”. Approfondire le motivazioni che hanno portato a subirne il fascino e quantificare il peso e gli effetti che queste “Civiltà di Paesi Extraeuropei, Esotici e Primitivi" hanno avuto sulla “Cultura Artistica Europea” non è cosa facile. L’acquisizione dei concetti basilari che le contraddistinguono, l’analisi di esse, effettuata in maniera diacronica e sincronica, analitica e critica, sempre in riferimento alla ”Arte Europea”, ci può far comprendere i più sottili e misteriosi meccanismi di influenza, che queste culture, società, popoli, così diversi e così distanti da noi, sia fisicamente che talvolta cronologicamente, hanno esercitato ed esercitano su di noi in tutte le loro più profonde estrinsecazioni ed espressioni artistiche.


Pertanto è d’obbligo chiedersi perché esista tanta resistenza alla osmosi, in senso lato, delle diverse civiltà; perché, al di là della giusta e sacrosanta volontà di conservare le peculiarità, le specificità e la identità della nostra cultura, siamo restii ad arricchirla con nuova linfa proveniente da popoli alieni, contrariamente a quanto è avvenuto da sempre in campo artistico, laddove, nuovi apporti o interferenze, non sono mai state percepite come negative, anzi, ci si è sempre giovato delle nuove e varie esperienze, avute da eventuali contatti con altri popoli, per portarle all’interno del proprio vissuto artistico, ritenendole non una intrusione fastidiosa ma, piuttosto, un arricchimento.


L’influsso che le “Altre Società” hanno avuto sulla nostra “Arte Europea”, parte addirittura dall’antichità e arriva fino ai giorni nostri, ed è solo attraverso un excursus della nostra cultura e della nostra arte, che possiamo individuare quando essa è stata attraversata, lungo il suo cammino da suggestioni esterne, che l’hanno incrementata e arricchita.

In un immaginario viaggio nel tempo e nello spazio, si potrebbero scoprire gli influssi e il fascino esercitato sulla nostra “Cultura Artistica” da parte della Civiltà e dell’Arte Barbara, che fu la prima ad influenzarla, ma non la sola, perchéé dopo di essa si avranno ancora altri influssi sull’arte europea, prodotti da altre culture e altri popoli, come i Bizantini, gli Arabi, i Normanni, per passare poi all’attrazione, prodotta su di noi, dall’Arte dei Nuovi Mondi, cioè da quella Cinese, dalla Egizia, dalla Turca, dalla Giapponese, fino all’incanto operato dalla Cultura Polinesiana e Africana, per arrivare, infine, al forte ascendente prodotto dall’Arte Americana. 


L'influsso dell’arte barbarica inizia ad apparire in Occidente con quello "Stile Tetrarchico", tipico del tardo impero, le cui forme non sono già più, specificamente ed esclusivamente: “Romane”, ma, attraverso la rottura con la tradizione formale Ellenistica, fanno comprendere l’autorità e il fascino che questi nuovi popoli hanno esercitato sull’arte classica. Elementi tipici dell’arte barbarica, nella figurazione, sono: l'abbandono della concezione naturalistica, l'assunzione di proporzioni gerarchiche, tra le figure, e l'evidenziazione, nella composizione, delle parti cui si conferisce maggiore importanza; elementi che andranno sempre più accentuandosi in quello stile che sfocerà nell’arte cosiddetta “Tardo Antica” o anche “Provinciale”, nella quale prevarrà una concezione espressiva che sottolineerà i valori gerarchici e decorativi delle immagini, con forme in cui non si baderà più alle proporzioni né ai volumi, ma che andrà avviandosi verso la bidimensionalità, evidenziando forme sempre più sintetiche e antinaturalistiche, spinte fino all'astrazione degli elementi decorativi.


Ma, tuttavia, la completa dissoluzione, nelle forme artistiche e nell’equilibrio classico, avverrà a partire dall'ultimo periodo dell'Impero Romano, cioè all’incirca dalla metà del quarto secolo d. C., per il cedimento delle frontiere, sotto la pressione ulteriore delle popolazioni barbariche, Goti, Ostrogoti, Visigoti, Franchi, Longobardi, che provocheranno la conseguente caduta dell’Impero Romano d’Occidente.


La nuova arte che ne scaturirà sarà quella romano-barbarica, caratterizzata da un gusto decorativo ridotto a schemi lineari fortemente accentuati, spinti sempre più verso una concezione espressiva che, oltre a sottolineare i valori ornamentali delle immagini, le quali si trasformano ancora di più in forme appiattite e schematizzate, darà maggiore impulso ad una concezione essenzialmente simbolica e astratta. Tale arte è conosciuta soprattutto attraverso oggetti di oreficeria sacra e profana, (armi, monili e suppellettili varie) e, comunque, almeno inizialmente, sempre attraverso manufatti facilmente trasportabili, essendo i Barbari popoli originariamente nomadi e non stanziali. Nello stile figurato e zoomorfo si realizzano vari oggetti in cui le figure umane, animali o vegetali, risultano stilizzate, talvolta in maniera rigidamente geometrizzante e simmetrica, talaltra, fluida o aggrovigliata.


La ricchezza delle materie impiegate, il gusto, la fantasia e l’eleganza decorativa, rendono questi oggetti di arte italiana degli autentici capolavori e la produzione artistica diffusasi in Occidente, tra il quinto e il nono secolo d.C., viene definita “Arte Barbarica”.

Naturalmente, l’arte barbarica assunse in Europa una fisionomia diversa nei vari paesi in cui si diffuse, non solo perché prodotta dalla osmosi con popolazioni barbare diverse fra di loro, che avevano culture simili ma non identiche, ma anche perché esse si incontrarono con le tradizioni artistiche locali che variavano in base alle diverse popolazioni conquistate. 




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