di Mario Volpe
Il binomio tra impegno politico e sensibilità morale non dovrebbe essere un eufemismo, eppure è da troppo tempo – dopo il colpo di scopa alla vecchia Repubblica – che la gente comune si aspetta un radicale cambiamento, non solo dei principi morali, ma soprattutto dei comportamenti pratici della politica.
Giacché la politica in astratto non esiste, ma nel concreto esistono gli uomini e le donne che la praticano, tale aspettativa è riposta nella buona volontà dei nuovi volti e dei nuovi messaggi e propostiti che avrebbero dovuto sorridere alla gente comune risolvendone problemi. Ma purtroppo la maggior parte di essi restano tuttora irrisolti a causa di pratiche di governo non sempre appropriate.
Eppure, la parola politica, dalla sua chiara derivazione greca, significa: l’arte di governare, e il politico di conseguenza è colui che pratica tale arte. E se l’arte è, come sappiamo, l’esaltazione del talento di una persona nella sua eccezione espressiva, ciò che di conseguenza (seppur inconsapevolmente) si aspetta la gente da un buon politico è che metta in pratica il suo talento a beneficio della società.
Sebbene ciò non sempre accade non è, inversamente, sempre vero che tali capacità non vengono portate ai massimi livelli da chi si immola con passione e coscienza nel rivestire tali incarichi. Perché, diciamocela tutta, fare politica o governare non è come scrivere un romanzo o dipingere un quadro dove qualsiasi decisione dell’artista è inopinabile.
In politica bisogna confrontarsi con idee diverse, incontrare e conciliare i differenti bisogni dei cittadini che pare siano sempre più numerosi e quindi occorre, come direbbero gli informatici, un interfaccia user-friendly; ossia un modo di comunicare facile e amichevole che può vantare soltanto il politico pervaso da una sensibilità fuori dal comune al punto da riuscire a sviscerare il ruolo istituzionale dal suo essere persona.
Un esempio calzante di tali capacità è ben espresso dall’assessore al Patrimonio, alle Fondazioni, alle Associazioni e alle Pari opportunità rivestito dall’avvocato Elvira Romano al Comune di Pomigliano d’Arco. Sebbene le diverse cariche d’assessorato di cui tutte rivestite nella rispettiva importanza, quella delle Pari Opportunità ricopre un maggiore ruolo sociale, e affidarla alla figura della dottoressa Romano è stata la freccia scoccata al centro del bersaglio per le sue qualità empatiche verso chiunque e la sua capacità di immedesimarsi nella vita reale dei suoi concittadini ponendosi al servizio di tali necessità senza eludere minimamente ciò che il suo assessorato comporta.
Se dovessimo sviscerare una definizione tecnica di tale ruolo potremmo certamente evidenziare che l’Assessorato alle Pari Opportunità̀ è sentinella alle tematiche di genere progettando e mettendo in pratica interventi concepiti a favorire una migliore qualità̀ della vita della comunità̀ locale, oltre a costruire occasioni di inserimento lavorativo e sociale aiutando tutti coloro che sono costretti ad affrontare situazioni di disagio e di emarginazione.
Un ruolo, quello di Elvira Romano, a stretto contatto con la gente e che solo uno spirito mosso da forte sensibilità morale è, indiscutibilmente, capace di affrontare. Ma a prescindere dai doveri personali, dalla formazione personale di un politico il primo impatto è il suo sorriso, lo sguardo verso la propria città e i propri concittadini, il tono di voce e il garbo con cui è capace di affrontare temi che per taluni sembrano montagne mentre sono cunette per altri, perché pur stando tutti sulla stessa barca non tutti ne occupiamo lo stesso posto.
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