Avrei dovuto imparare a vivere quello che gli uomini mi davano senza chiedere niente di più?
Ed in quel momento invece di fronte a me c’era un uomo che se non avevo capito male mi diceva di voler vivere con me qualcosa di più intenso. Alzai lo sguardo e fui catturata dai suoi sfrontati occhi che fermi e penetranti mi guardavano con interesse…
Quando riuscii a ripristinare le mie funzioni cognitive e a ricollegarle con il resto del corpo si era fatta ormai ora di cena. Uscimmo dal Gam alle 21.15 e ci incamminammo al ristorante Giannino. Non era un ristorante romantico ma, essendo Claudio patito di calcio, quello mi sembrò appropriato per l’atmosfera che gli avrebbe regalato. Camminammo per quattro isolati prima di raggiungere Giannino. Mi lasciò la mano solo per aprire la porta del locale e farmi entrare. Col suo modo affettuoso di rivolgersi a me mi chiese di scegliere un tavolo.
Indicai quello in fondo alla sala… un po’ più appartato. Mi poggiò una mano sul fianco e con l’altra indicò la strada per andare a sedere. Mi seguì da dietro. Mi accomodai. Prese il mio soprabito. Gli lanciai un’occhiata mentre si sfilava il cappotto. Potrei stare tutto il giorno a guardarlo.
È alto, slanciato, con le spalle forti… e il modo in cui i pantaloni gli cadono sui fianchi… Si sedette, si passò le dita tra i capelli, mi fissò e mi sorrise. “Stai bene?” mi chiese. Feci di si con la testa lo guardai e gli sorrisi. “A cosa stai pensando?” mi chiese con tono pacato.
“Nulla…” – risposi- “mi godo la serata”. La mia voce era ancora bassa e ansimante.
“Mi dai l’idea di quali possano essere i tuoi pensieri? Donna misteriosa.” Continuò non soddisfatto evidentemente della mia risposta.
“Non c’è niente di misterioso in me” – risposi diventando rossa come un peperone.
“Credo tu sia molto riservata” – aggiunse – a parte quando arrossisci sarei curioso di sapere cosa ti fa arrossire.” Si infilò un pezzo di pane in bocca e cominciò lentamente a masticarlo, senza togliermi gli occhi di dosso.
A quel punto non potetti tergiversare: “Sono solo contenta di essere qui con te” dissi con voce quasi tremante. Lui semplicemente sorrise e aggiunse: “Anch’io”.
Ad ogni cosa che diceva non riuscivo ad evitare di guardargli la bocca e mordermi il labbro inferiore. Parlammo del più e del meno. Proprio come una coppia affiatata che si scambiava pensieri, commenti, opinioni...
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