È una condizione troppo spessa sottovalutata, di cui si cerca la soluzione in ciò che è in grado di far addormentare: un po’ come curare la fame bevendo tanta acqua, come se l’acqua, tolta l’illusione della pienezza, saziasse davvero. Come in tutte le cose in medicina, ed ancora di più in psichiatria, bisogna andare all’origine: perché non ti addormenti, perché ti svegli troppo presto? Generalmente, e lo dico con i limiti di ogni generalizzazione, l’insonnia segue qualcos’altro rappresentandone un sintomo.
Dell'insonnia, problema comune a molti pazienti psichiatrici o non, ne parla il dottor Vittorio Schiavone, primario di Psichiatria presso la Clinica Hermitage di Capodimonte (Na)
Dottore, può consigliare a mamma qualcosa per dormire?”.
Cos’è l’insonnia? In una visione veritiera, seppur leggermente poetica, l’insonnia è una inappropriata dilatazione del tempo. L’insonne è sveglio quando non dovrebbe, e talvolta dorme rubando tempo alla vita. In una visione poetica, seppur leggermente veritiera, l’insonne è, in sostanza, un ladro: un ladro condannato a rubare un oggetto che non serve a nessuno, men che meno a lui stesso.
L’insonne è un sofferente, perché di insonnia si soffre. È una condizione ben diversa da quella di un dormitore breve come sono io: io dormo quattro ore a notte e mi bastano. È, la mia, solo una condizione di disagio relazionale: le mie giornate cominciano quando è notte profonda. C’è sicuramente di peggio, e non ho di che lamentarmi: posso dedicarmi a cose per le quali non avrei il tempo, tipo scrivere, ad esempio.
L’insonne no: che viva la difficoltà di addormentarsi, un sonno intermittente od un risveglio precoce, lui soffrirà due volte: per l’insonnia e per l’attesa dell’insonnia. È una condizione troppo spessa sottovalutata, di cui si cerca la soluzione in ciò che è in grado di far addormentare: un po’ come curare la fame bevendo tanta acqua, come se l’acqua, tolta l’illusione della pienezza, saziasse davvero. Come in tutte le cose in medicina, ed ancora di più in psichiatria, bisogna andare all’origine: perché non ti addormenti, perché ti svegli troppo presto? Generalmente, e lo dico con i limiti di ogni generalizzazione, l’insonnia segue qualcos’altro rappresentandone un sintomo.
È difficile spiegare ad una persona affetta da depressione che comincerà a dormire in una maniera soddisfacente soltanto quando la sua depressione sarà migliorata. Così come è difficile far capire ad un paziente affetto da disturbo bipolare e ad i suoi familiari che l’insonnia può essere il primo segnale di un cambiamento di fase, l’inizio precoce, vale a dire, di una fase maniacale. Mai sottovalutare l’insonnia: è l’insonnia che ha fatto estinguere i dinosauri, non un meteorite.
L’insonnia si nutre di due cose: della fretta e della paura. La fretta di addormentarsi subito, quasi a comando, e la paura di non riuscirci. Non importa che vi siano delle regole, che vi sia una igiene del sonno, che è come dire cose da fare e cose da non fare; il mio cervello deve spegnersi a comando, ed io trovarmi immediatamente cullato nelle braccia di Morfeo. Con sogni belli, magari, senza incubi e senza dimenarmi nel sonno come se mi stessero rapendo gli alieni: ma questi sono i disturbi del sonno della fase REM, questa è un’altra storia.
No, generalmente non siamo fatti per dormire a comando, così come il nostro cervello non è un cellulare che, dalla piena attività, possa essere spento. Il nostro cervello resta attivo e ci tiene attivi, funziona così. Certo, esistono i farmaci; ma diffidate sempre da chi vi propone soluzioni a buon mercato per problemi difficili. Chi ha la responsabilità di prescrivere un farmaco pensa al prima, al durante ed al dopo l’assunzione. Cosa ci vuole a prescrivere una benzodiazepina a emivita brevissima per far addormentare qualcuno? Un attimo.
Quanto ci vuole ad eliminare dalla vita di quel qualcuno quella benzidiazepina a emivita brevissima una volta che, dimenticandosi che è un farmaco, continuerà ad assumerlo fuori prescrizione sviluppandone una dipendenza? Una vita. Ecco, questa è la differenza. Come si tratta, dunque, l’insonnia? Conoscendo la persona insonne e trovando la soluzione più adatta a lei.
“Una ninna nanna. Anzi no, non la conosco abbastanza: magari anche quella potrebbe farle male”.
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