di Vera Dugo Iasevoli
Raimondo di Sangro nacque a Torremaggiore nel 1710, rimanendo già ad un anno orfano della madre, morta di parto. Il padre Paolo, che in un primo tempo aveva reagito, al grande dolore della perdita, dandosi ad una vita dissoluta, fu in seguito convinto da Benedetto XIII, suo parente, a darsi alla vita monastica.
Quando il nonno Raimondo, principe di Sansevero, morì, suo figlio Paolo non poté ereditarne il titolo in quanto si era ormai ritirato in convento, per cui esso spettò al giovane nipote, omonimo del nonno, che era stato frattanto severamente educato in collegio a Roma, fino all'età di venti anni e che aveva sviluppato una particolare curiosità e predilezione per l'alchimia e gli studi scientifici in generale.
Nel 1734, l'illuminato Carlo IIII di Borbone fu incoronato re di Napoli e di Sicilia e iniziò un rinnovamento politico e urbanistico, chiamando nella capitale tutti i nobili delle provincie, fra cui anche il giovane principe Raimondo. Questi nobili chiamati a Napoli dal re, iniziarono, sotto suo invito, il rinnovamento, la costruzione o la ricostruzione dei loro palazzi signorili di città. Raimondo, entrato nelle simpatie del Sovrano per le sue qualità di condottiero, scrittore e scienziato, fece altrettanto con la sua dimora di piazza San Domenico, alla quale era annessa una piccolissima cappellina dedicata alla Madonna della Pietà, detta Pietatella, considerata oggi uno dei complessi artistici napoletani fra i più famosi e interessanti, oltre che dal punto di vista artistico, anche per le numerose e misteriose simbologie che vi si trovano, spesso di difficile se non impossibile decodificazione, nonché per le cosiddette “macchine anatomiche” (corpi umani il cui sistema circolatorio fu pietrificato mentre erano ancora in vita, o semplici manichini riprodotti ingegnosamente?) e forse per l’ancora più famoso “Cristo velato” (superba opera di scultura, o corpo umano vivente pietrificato?).
Ed è in questa abitazione che si svolsero tutti i suoi esperimenti, ancora oggi avvolti nella leggenda e nel mistero e dei quali non si è riuscito mai a sapere tutta la verità, ma sui quali, già nel 1766, era stato pubblicato un libello anonimo intitolato “Breve nota di quel che si vede in casa del Principe di Sansevero”.
Stregone? Millantatore? assassino? o scienziato ante litteram, con la sua "carrozza marittima", il "lume eterno", la "stoffa impermeabile", lo "stabilimento tipografico", le "macchine speciali"?
Molti attribuivano al principe qualità diaboliche, patti con Satana, e il potere di operare il male, mentre oggi alcuni pensano che tutte queste siano solo leggende popolari e lo ritengono, piuttosto, uno studioso: “ante litteram”, comunque tipico del suo tempo, ovvero un tipico interprete del periodo borbonico e dell'illuminismo napoletani.
La sua figura, ancor oggi avvolta nel mistero, sembra che abbia raggiunto il massimo della crudeltà con la realizzazione delle macchine anatomiche che, per qualcuno sono solo manichini ben realizzati, mentre per altri sono veri e propri esseri umani sottoposti ai suoi terribili esperimenti, a causa dei quali sembra che, inavvertitamente, sia morto anche il suo primogenito Vincenzo.
Perfino la sua stessa morte, avvenuta poco dopo quella del figlio, a sessantadue anni, è avvolta nel mistero e contribuisce ad alimentare la leggenda, poichè il suo avello risulta vuoto e il suo corpo non si sa dove sia stato sepolto........forse… rapito da Satana, col quale aveva stabilito davvero un patto diabolico?
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