di Felice Massimo De Falco e Mario Volpe
Il pensiero umano è spesso costellato da errori e pregiudizi, ma pensare ancora alle donne in politica come quote di un rosso svilito – quasi un rosa confetto – o come un riflesso gradevole dell’austerità maschile non è solo un pregiudizio ma è un profondo errore di valutazione. Negli ultimi anni anche il nostro governo nazionale ha tenuto a battesimo, come si diceva nei tempi andati, una rappresentante del gentil sesso. Una qualità, questa della gentilezza, che le donne della politica ben condividono con grinta, tenacia, competenza e forza di volontà. Certo non con l’infallibilità, una peculiarità, direbbero gli uomini di fede, prerogativa solo di Dio.
E tra errori di percorso e obiettivi realizzati, l’idea di donne assolute al comando – senza l’affiancamento dell’uomo – non è poi così bizzarra; non solo per un’amministrazione nazionale, ma soprattutto nei governi locali dove la sensibilità femminile diventa una qualità privilegiata per l’alto grado di empatia che una genetica a doppia ‘X’ è capace di portare al massimo della sua espressione. Naturalmente esistono le dovute eccezioni, sia nel versante delle delusioni che delle buone e inaspettate sorprese, e nelle sorprese positive le donne sono maestre. Per averne prova, forse, non è necessario andare tanto lontano, tanto che basta una sbirciatina alle amministrazioni cittadine e nello specifico a Pomigliano d’Arco – uno dei maggiori poli industriali del Meridione – per essere catturati dal carisma di Elvira Romano, avvocato e attuale Assessore alle Fondazioni e al Patrimonio.
L’assessore Romano non spende di certo la sua prima esperienza politica. È già stata vicesindaco della città nell’amministrazione antecedente, fu la consigliera di Forza Italia più votata della Provincia di Napoli. Poi la breve pausa targata Movimento Cinque Stelle alle elezioni locali del 2020 quando la sua candidatura a sindaco non portò i risultati sperati, malgrado la sua concretezza d’intenti. Ma l’umiltà di saper raccogliere e rimettere insieme i cocci è stata un punto di forza che gli elettori – nelle ultime amministrative – hanno inteso premiare, ormai consapevoli delle difficoltà di trasformare le utopie in realtà come paventato da alcune nuove correnti politiche a caccia di consensi. Elvira è ritornata con la solita dignità nell'agone politico ed ha ottenuto la sua revanche.
Ma la realtà non si regge di solo buoni propositi, come i politici esperti ben sanno. "Chi semina raccoglie, l’importante non è seminare solo tempesta", dice Elvira ricordando quell'esperienza tradita. "Post fata resurgo”: locuzione latina, che tradotta letteralmente significa "dopo la morte mi rialzo"; si usa per esprimere fiducia nella propria capacità di risollevarsi dalle disavventure e di vincere le avversità del destino. È il motto della Fenice, mitico uccello sacro agli antichi egizi. E come una fenice, Elvira è risorta rilanciando un dna interiore che forse non era stato ben recepito: la gentilezza.
La politica come la vita richiede, infatti, cura e tempo per maturare in obbiettivi concreti. Ad Elvira Romano non è mancata la lucidità per ricalcare lo stesso impegnativo sentiero, ma questa volta ha portato con sé un bagaglio d’esperienza irrobustita dalla sua presenza costante sul territorio, dall’immancabile partecipazione agli eventi cittadini e all’attenzione ai bisogni di ogni singolo residente. Una preziosa empatia verso il sociale, merito – tra l’altro – delle sue abilità professionali di avvocato penalista che da anni incarna con rassicurante umiltà e competenza.
Ad Elvira alcune le si è imputato che non avesse la "cazzimma", quella cattiveria politica giusta per emergere dalle falde acquitrinose navigate con scaltrezza dai politicanti di lungo corso. Ma la cazzimma fa parte del patrimonio genetico: "Una politica sana necessità di molte cose, eccetto della cazzimma. Ora ho imparato a guardarmi le spalle. “L’arte di vincere la si impara dalla sconfitta”, dice una serafica donna che mostra di aver superato a pieni voti la tormenta delle incomprensioni e dei voltafaccia.
Pensare alla crescita politica di Elvira Romano è un po’ come pensare alle note emesse dalle corde di una Monarch Sunbrust o una Lakewood, o come la cassa lignea di un violino Klotz o di un Luca Zerilli capaci di un suono sempre più nitido e vibrante a ogni esibizione. Del resto, Elvira Romano vive anche di una grande tradizione politica di famiglia, non che sia assolutamente ombra di Celestino Allocca – suo marito e noto politico del territorio – degno erede di Ferdinando Allocca, ai tempi, amatissimo sindaco di Somma Vesuviana.
Nondimeno, Elvira, nel suo impegno costante nella pubblica amministrazione e nell’attività professionale, non è assolutamente distolta dai valori e principi familiari e del vivere comune, oggi spesso travolti da nuove bufere sociali ma i cui valori universali dovrebbero avere principi unici a prescindere dai vessilli. Valori e chiarezza d’intenti che l’avevano già portata a essere la consigliera di Forza Italia più votata nel 2015, e poi nuovamente ai vertici della politica con le recenti elezioni amministrative a Pomigliano d’Arco dove continua a illuminare di competenza e sorrisi, con un garbo senza pari, l’attuale amministrazione del sindaco Raffaele Russo.
Eppure, il commento più raffinato e simpatico sulle qualità di Elvira Romano fu espresso dallo scrittore Maurizio De Giovanni che, ospite in un evento culturale organizzato dall’associazione di Annamaria Pianese, disse che se in tutte le amministrazioni comunali ci fossero state donne serene e impegnate come Elvira avrebbe dedicato, senza dubbio, più tempo a girare per i Comuni che a scrivere.
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