Lo vedi che passa in giro e ti accorgi che è lui dalla scia del nuovo profumo che ha comprato per l'occasione e tirato fuori dalla sua collezione, girovaga furtivamente tra le vie della città, bar, aziende, negozi col passo spedito di chi è in ritardo col destino. Si sofferma a stringere qualche mano ingenua e qualche mano importante che vale un patto coi suoi disegni così opachi ai più ma sempre più nitidi a chi lo conosce e a chi di politica ne mastica. Leone è silente come un bambino timido alla prima comunione che si avvicina allo svezzamento sacramentale. D'altronde in questa fase il bravo politico è il bravo mistificatore.
Chi gli è più vicino pare che stia lavorando ad un cartello politico-elettorale di grande spessore umano e numerico, un aggregato variegato e solido da mettere sul tavolo dei soloni della cosa pubblica. Uno stillicidio di nomi che rompono altri nomi della stessa estrazione familiare, un lavoro di intelligente ruberia di candidati sottratti ai king-maker locali. Leone cesella il suo vaso di Pandora come un ceramista di Vietri e tiene in stretto riserbo il suo obiettivo. Allaccia rapporti col centrodestra locale, un po’ debole, e promette di rafforzarlo e portarlo ai vertici.
Sarà questo il fine teleologico di Mimmo Leone? Fare il centrodestra a Pomigliano, un format che altrove scava consensi a grappoli ma che a Pomigliano è relegato al ruolo di reietto, figlio minore dell’arco costituzionale perché marchiato di striature ideologiche conflittuali rispetto ad un brodo di culture che non hanno fatto i conti con la storia più recente. D’altronde, non dimentichiamo che l’operazione di portare il centrodestra al governo riuscì ad un ex socialista Lello Russo. C’era l’onda lunga del berlusconismo però e i socialisti erano lì.
Oggi il centro non c’è, c’è la Destra che governa e le sue radici che non muoiono mai. Far passare questo superamento ideologico a questi schifettosi convitati sarebbe l’apoteosi di un’operazione politica e culturale che nessuno mai ha intrapreso a Pomigliano. Poi però bisognerebbe sdoganare anche una cultura di destra, solo i numeri non basterebbero. E per far questo ci vogliono i pensatori che entrano nelle viscere del popolo e dell’amministrazione e militanti pronti a sacrificarsi giorno per giorno per trasmettere valori non comuni.
Se è vero che il laborioso e silente Leone lavori ad un aggregato di centrodestra più civiche, dovrà avere le spalle forti per sollevare il peso di una storia calpestata o scarsamente considerata e dargli i connotati di forza di governo, approfittando dell’onda lunga del melonismo che potrebbe far piovere voti dal cielo. E' un operazione che non è riuscita a nessuno finora, nemmeno Lello Russo col PdL alle stelle riuscì a forgiare la città secondo i canoni di una dottrina, bastava la sua. L'opacità degli obiettivi di Leone si sta schiarendo. Se quello che abbiamo raccontato corrispondesse al vero, si tratterebbe di una vasta operazione politica ma molto difficile.
Che sia questo o altro l’obiettivo di Leone, resterà comunque un gran lavoratore politico fedele alla sua storia. In labororioso silenzio.
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