L’impresa calcistica può essere funzionalmente definita come un sistema destinato alla produzione di beni e servizi per la collettività, in cui le risorse disponibili devono essere combinate in modo efficiente per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Ogni impresa ha la sua formula imprenditoriale che dipende dalla sua storia e dalle scelte effettuate nel corso della vita dell’azienda; la formula imprenditoriale è il risultato delle scelte di fondo riguardanti le seguenti variabili: il sistema competitivo, il sistema di prodotto, la struttura, il sistema degli attori sociali, le prospettive offerte e/o i contributi richiesti.
Occorre sottolineare una peculiarità specifica del settore calcistico, infatti, nella maggior parte delle industrie i concorrenti sono di norma beneficiati dalla scomparsa di un competitore, nelle competizioni calcistiche l’esistenza di un numero minimo di concorrenti è addirittura condizione necessaria per l’esistenza dell’industria stessa.
L’oggetto dell’attività delle società di calcio consiste nell’organizzazione di spettacoli sportivi, nello stesso tempo, però, i club perseguono anche altri obiettivi, quali: la vittoria del campionato, la conquista di una coppa nazionale o internazionale, il raggiungimento di una certa posizione in classifica tale da garantire l’accesso alle competizioni internazionali, la permanenza nella massima serie o la promozione nella serie maggiore.
La bontà dei risultati di un club calcistico dipende, quindi, da una miscela di varie componenti:
- La qualità delle prestazioni e la professionalità dei calciatori.
- La sapienza, l’abilità e competenza dei dirigenti sia nell’effettuare le scelte di mercato dei calciatori sia nella programmazione e nella gestione della società calcistica.
- L’abilità dell’allenatore, non solo di armonizzare gli schemi tattici con le caratteristiche dei giocatori, ma anche di affinare e completare le qualità tecniche degli atleti.
- La qualità dello staff medico, che deve dare la corretta preparazione fisica ed atletica ai calciatori.
In definitiva, si sottolinea come siano i calciatori ad influenzare enormemente i risultati ed i costi della squadra.
Senza entrare nello specifico delle differenze manageriali fra, ad esempio, la Juventus FC ed il Napoli di AdL, si può certamente affermare che quest’ultimo ha sicuramente intrapreso una strada organizzativa e finanziaria molto diversa, che, seppur fra alti e bassi, ha, infine, raggiunto il suo obiettivo.
La storia di Aurelio de Laurentis, come presidente della Società Sportiva Calcio Napoli, parte dal 6 settembre 2004, non un giorno qualunque. Anche il cd. calcio/scommesse perde una delle grandi protagoniste della storia di questo sport: dalle ceneri della Società Sportiva Calcio Napoli, nasce la Napoli Soccer con presidente Aurelio De Laurentiis. Da allora, il club ha iniziato una nuova vita, arrivando negli anni a tagliare importanti traguardi e posizionandosi stabilmente tra le migliori squadre d’Italia, guadagnando finanche la 21esima posizione nel ranking Uefa. “Non c’erano neanche più i palloni e le magliette, ho dovuto rifondare tutto”, ricorda spesso il patron azzurro. Si ripartì da zero, con la squadra che dopo il fallimento iniziò dalla Serie C grazie al “Lodo Petrucci”.
In questi 18 anni si è capito, per chi lo conosce da vicino, che non esiste persona più difficile, complessa, ma nello stesso tempo capace, cruda e sincera di Aurelio De Laurentiis. Artefice di grandi intuizioni, talvolta imprevedibili, ma nello stesso capace di perdersi, talvolta, anche per questioni di lana caprina. Ed è il miglior presidente che il Napoli abbia mai avuto, grazie ai conti fin troppo in regola e alla grande continuità di risultati. Però cinque tifosi su dieci non lo tollerano. Magari perché dice la verità. E per questo risulta antipatico, nonostante abbia spesso ragione. Ma la sua presidenza è già storia. Gli bastarono meno di due settimane per mettere fine all’agonia del calcio napoletano destinato in quei giorni ad una morte lenta ma sicura.
Versa 30 milioni di euro in tribunale, fonda il Napoli Soccer, presenta alla città l’ambizioso e visionario progetto tra l’incredulità generale e lo affida alle sapienti mani di Pierpaolo Marino. Iscrive la squadra al Campionato di Serie C1, completa la rosa nel giro di qualche giorno e chiama in panchina Giampiero Ventura che dopo pochi mesi viene sostituito da Edy Reja. Primo Campionato, finale ai Play Off (persa) con l’Avellino, promozione rimandata. Conquistata al secondo tentativo, con una rosa di categoria superiore, costruita con calciatori che poco o nulla avevano a che fare con la terza serie.
Stagione 2006/07 finalmente si ritorna alla vecchia e tanto cara denominazione SSC Napoli. Il legame con il club fondato il 1° agosto 1926 ora è evidente. L’obiettivo dichiarato è la Serie A.
Il 10 giugno 2007 il Napoli torna a casa. Una promozione esaltante, quasi mai messa in discussione, accompagnata da un entusiasmo come non si vedeva dai tempi d’oro. Gli “eroi” di Genova sono accolti in città da trionfatori. Con il raggiungimento della promozione ha inizio il Rinascimento Napoletano. Arrivano Lavezzi ed Hamsik e con loro una squadra che, dimenticando di essere una neopromossa, conquista subito l’Europa. Un sogno che però svanisce all’alba con l’eliminazione nei preliminari Uefa con il Benfica. Ma è solo l’antipasto di un pranzo luculliano. Ormai la strada è tracciata. L’Europa per Adl deve diventare la casa del Napoli. Ambizioni rilanciate. Sulla panchina c’è Roberto Donadoni. Dura poco. Fino all’autunno, quando per la rivoluzione d’ottobre arriva il “bolscevico” Mazzarri.
L’insurrezione è un’esaltante rimonta. Il Napoli conquista l’Europa League. Gli azzurri tornano sul palcoscenico continentale. Ma il bello deve ancora venire. Stagione 2010/2011 Una cavalcata in apnea, accompagnata da un entusiasmo travolgente. Ed ecco spalancarsi, per la prima volta, le porte della grande Europa. Quella Champions League che il Napoli aveva conosciuto solo con Maradona e quando ancora si chiamava Coppa dei Campioni. Sono bastati sette anni per compiere un piccolo miracolo che in Italia non ha precedenti. La promessa di De Laurentiis fatta al popolo napoletano in primis e a tutto il calcio italiano è mantenuta. Il Napoli è nel Gotha del football europeo. Il patron gongola e con lui tutta la tifoseria azzurra sparsa nel mondo.
È il preludio alla vittoria del primo trofeo della gestione De Laurentiis. Stagione 2011/2012: la Coppa Italia. Il 20 maggio 2012 è una data tatuata sulla pelle del capitano Paolo Cannavaro che a Roma alza un trofeo che mancava da 25 anni. Il Napoli batte la Juventus all'Olimpico per 2-0. Segnano Cavani e Hamsik. La Juventus non aveva mai perso una partita prima di incrociare gli azzurri in finale. Vittoria dal doppio sapore. Nella stagione 2012/2013 si registra l'ulteriore crescita del progetto azzurro. Il Napoli finisce il campionato al secondo posto con 78 punti. Tornano le magiche serate della Champions al San Paolo dopo l'esordio del 2011.
Torna quel coro di accompagnamento “The Champions” che è diventato il marchio di fabbrica del tifo di Fuorigrotta ed uno spot per la competizione. Si chiude in maniera trionfale un primo ciclo dell’Era De Laurentiis che ha coronato e certificato il traguardo di una crescita tecnica ed anche ambientale. Un confine ben delineato tra il nuovo corso della rinascita ed una visione sul futuro da parte di un asset manageriale che ha ridato al Napoli solidità strutturale e appeal internazionale. Il Napoli torna tra le big del calcio mondiale. Con la scelta di Rafa Benitez tecnico che ha vinto campionati in Spagna e Champions in Inghilterra il Napoli si appresta a vivere un nuovo ciclo di respiro internazionale. Al primo anno il tecnico spagnolo vince subito la Coppa Italia, la quinta della storia azzurra. Nella seconda stagione con Don Rafè giunge anche il successo in Supercoppa, in una finale a Doha contro la Juve vinta ai rigori dopo un alternarsi di gioie e dolori fino alla parata finale di Rafael su Padoin. Il Napoli rivince il trofeo a distanza di 25 anni, celebrando nel migliore dei modi il decimo anno dell'Era De Laurentiis.
Nel 2015 si apre il nuovo progetto con Maurizio Sarri. Il tecnico nato nel quartiere napoletano di Bagnoli nei suoi primi due anni batte tutti i record di punti conquistati in Serie A e di gol segnati nella storia azzurra. Il Napoli si mette in evidenza in Italia ed in Europa per la bellezza del suo gioco, apprezzato anche da critici ed addetti ai lavori di tutta Europa. Nel 2018 il Napoli lotta per lo scudetto fino all'ultimo respiro, chiude al secondo posto, non senza polemiche e veleni per alcune decisioni arbitrali che il club contesta aspramente, chiudendo in classifica a 91 punti e raggiungendo il traguardo della Champions e del nono anno consecutivo in Europa.
Poi arriva Ancelotti, il tecnico con la storia e il palmares più ricco che il Napoli abbia mai avuto. È la nuova svolta di De Laurentiis che punta sempre più in alto. L’avventura in Champions è esaltante con vittorie memorabili contro il Liverpool ma dopo una stagione e mezza la storia del tecnico emiliano finisce con l'esonero al culmine di uno dei momenti di maggiori difficoltà in campionato. La risalita è affidata a Gennaro Gattuso e la sua proverbiale grinta da "Ringhio". Il nuovo tecnico azzurro mette in bacheca la sesta Coppa Italia: il Napoli batte la Juventus in finale ai rigori all'Olimpico il 17 giugno 2020. Anno terribile per l'epidemia da Covid che culmina con la ferale notizia della morte di Diego Armando Maradona. È un lutto mondiale e un fiume di lacrime di tutto il popolo azzurro che si stringe attorno al suo unico eroe. In memoria del D10S il San Paolo diventa Stadio "Diego Armando Maradona".
Nella stagione 2020/21 il Napoli, nell'era De Laurentiis, si classifica al quinto posto, sfiorando la Champions per un punto, gli azzurri si consolano: sono l'unica squadra italiana che per il dodicesimo anno consecutivo giocherà in campo internazionale.
L’era Spalletti avanza: il 29 maggio 2021 viene nominato nuovo tecnico del Napoli con cui firma un contratto biennale. Dal terzo posto del campionato 2021/2022, finalmente la società, nel 2022/2023, con acquisti di prestigio “nascosto” e grazie alle intuizioni manageriali di Cristiano Giuntoli, riesce a conquistare il terzo scudetto della sua storia.
di Giovanni Passariello
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