La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 262, primo comma, del Codice civile, mettendo così la parola fine all'automatismo che dava ai figli il cognome del padre. Dal 2 giugno 2022, giorno successivo alla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale, il figlio assumerà invece il cognome di entrambi i genitori, prima di quello del padre, poi quello della madre. La Consulta, però, ha previsto che l'ordine dei cognomi sia concordato dagli stessi genitori (con la possibilità di mettere prima quello della madre). Ciò sarà possibile quando entreranno in vigore una circolare ministeriale e una legge che modifichi il codice civile. I genitori possono comunque decidere, già da ora, di comune accordo, anche di attribuire solo un cognome di uno dei due. Se non c'è accordo, si dovrà ricorrere all'intervento del giudice. Chi invece ha già il cognome del padre, può richiedere, come già avviene, di aggiungere quello della madre facendo domanda al prefetto della provincia di residenza.
Ma cosa succederà alla seconda generazione, cioè quando due persone con doppio cognome avranno un figlio? Impensabile che questo possa ereditare quattro cognomi (anche perché, nella generazione successiva, diventerebbero 8, poi 16 e così via.), quindi bisognerà scegliere tra i quattro nonni: due cognomi saranno tramandati e due no. Imbarazzante, come minimo. Qualcuno si sentirà escluso, rifiutato, e questo potrebbe generare sentimenti ostili o addirittura conflitti.
Ma c'è di più. Il motivo per cui da migliaia di anni si tramanda il cognome paterno senza che il 99% delle donne si sia mai opposto, oltre alla tradizione patriarcale, ormai superata, è il frutto di una finezza psicologica. Infatti, mater sempre certa, pater nunquam, quindi attribuire al figlio il cognome del padre serve anche a rendere palese, a ufficializzare, il rapporto di filiazione. Non solo, la madre ha un rapporto viscerale con la prole, che prosegue, di solito, per tutta la vita. Il padre no. Attribuirgli il cognome del figlio crea un legame giuridico che surroga in qualche modo questa inferiore carica emotiva e responsabilizza il genitore nei confronti del figlio, e viceversa.
In una famiglia nella quale i figli portano solo il cognome materno, il padre al primo serio conflitto, potrebbe dileguarsi con la scusa che «il figlio è tuo, tienitelo». La sentenza, in definitiva, mette i genitori di fronte a scelte difficili, per le implicazioni che possono avere anche dopo molti anni. Valorizza indubbiamente il ruolo della donna. Ma non favorisce certamente la stabilità familiare. Ora sarà necessario un intervento del legislatore, per rammendare gli strappi creati da giudici più dotati di sensibilità ideologiche che di senso pratico.
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