Il rapporto tra l’uomo ed il creato nella “ Laudato si’ ”
Da dominatore ad amministratore responsabile della Terra: questo, in estrema sintesi, il messaggio che Papa Francesco ha voluto lanciare attraverso la stesura dell’Enciclica Laudato si’ avvenuta nel lontano 24 maggio 2015. Un appello accorato che il Pontefice rivolge a quanti hanno a cuore le sorti del nostro pianeta, prima che i cambiamenti climatici in atto condurranno inesorabilmente, nel giro di poco tempo, a degli stravolgimenti tali da renderlo non più ospitale per la specie umana ed ogni altra forma di vita.
Il titolo del documento è ispirato al Cantico delle creature del Poverello d’Assisi, Santo che più volte viene citato dal Papa che ne porta il nome, perché «in lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (n. 10).
L’Enciclica si compone di un’introduzione, sei capitoli e due preghiere finali. Nei primi paragrafi, Papa Francesco descrive, come scattandone una fotografia, la situazione attuale, evidenziando i dati più drammatici della crisi ambientale ed umana. Tra questi, quelli che appaiono particolarmente allarmanti sono i fenomeni dell’inquinamento e degli stravolgimenti climatici, sui l’uomo degli ultimi decenni è costretto, che rappresentano già delle urgenze rilevanti a cui è necessario intervenire con soluzioni significative e durature.
Prendere coscienza di quanto sia inevitabile avviare processi di risanazione ambientale e di assunzione di comportamenti adeguati alla conservazione del pianeta è l’invito che Francesco rivolge al n. 21: «la terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia. L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere il surriscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano». La privatizzazione dell’acqua, l’emissione spropositata di gas serra, e la scomparsa di molte specie animali vanno contrastati con un’ecologia ambientale.
Ma non basta, perché ad essere degradato è anche l’ambiente umano, sono i poveri.«Essi sono la maggior parte del pianeta, miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici, internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale» (49).
In quest’ottica s’inserisce il delicato tema dei diritti dei popoli, che non può essere svincolato a quello più generale affrontato nel documento. Infatti, A fronte di una debole politica internazionale, sempre più sottomessa al potere tecnocratico e finanziario, è utile una riscoperta dei territori che a causa dell’economia globalizzata rischiano di perdere la loro varietà culturale. «È necessario assumere la prospettiva dei diritti dei popoli e delle culture, e in tal modo comprendere che lo sviluppo di un gruppo sociale suppone un processo storico all’interno di un contesto culturale e richiede il costante protagonismo degli attori sociali locali a partire dalla loro propria cultura» (144).
Nonostante questo quadro descrittivo altamente preoccupante, il Papa non trascura, tuttavia, di indicare tutti quegli sforzi che nel nostro tempo si stanno compiendo per invertire la rotta: l’uso intensivo di energie rinnovabili, l’attenzione ai piccoli gesti quotidiani e la solidarietà diffusa nei confronti del prossimo sono valori che possono fare la differenza. Infatti, «l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. L’apertura ad un “tu” in grado di conoscere, amare e dialogare continua ad essere la grande nobiltà della persona umana» (119).
Qualcuno potrebbe erroneamente supporre che la Laudato si’ possa ritenersi un’enciclica “verde”, scritta per offrire ai suoi lettori una sorta di “galateo” ecologico. In realtà, si vuole, una volta in più, ribadire il ruolo della Chiesa schierata in prima linea nella custodia del pianeta Terra; una Chiesa che avverte l’esigenza di lasciare “accesi i riflettori” su una questione che interessa primariamente l’uomo e la custodia della propria specie. Proprio perché il tema trattato interessa tutti, il Papa si rivolge non solo al mondo cattolico, ma ad «ogni persona di questo mondo» (205). E dialogando con i “potenti” della Terra e con tutti noi che la abitiamo, chiede di tornare ad essere “amministratori responsabili” di un bene comune.
Don Filippo Centrella
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