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Liste, la Basilicata dice no alla Casellati (FI)

21 agosto 2022

Liste, la Basilicata dice no alla Casellati (FI)

Forza Italia ancora in alto mare nella composizione delle liste. Mentre c'è un caso Casellati, paracadutata e non gradita in Basilicata, e Francesco Giro dopo 25 anni annuncia l'addio a Silvio Berlusconi. A complicare il tutto, la sospensione dei lavori, per consentire agli azzurri di partecipare ai funerali veneziani di Niccolò Ghedini, il senatore forzista e tra i fedelissimi del Cav (che è rimasto a Villa Certosa), scomparso il 17 agosto scorso. L'unica cosa certa è che stasera si chiude, "o entro domattina al massimo, perché poi bisogna depositarle". Parola di Paolo Barelli, capogruppo forzista alla Camera impegnato in questi giorni, insieme ai vertici del suo partito, nel faticoso completamento delle candidature per le prossime elezioni.


In attesa della soluzione del puzzle, emerge un caso Elisabetta Casellati. La presidente del Senato infatti, costretta a rinunciare al suo collegio Veneto 1, avrebbe dovuto ripiegare in Basilicata, dove però i vertici locali del partito hanno presto sbarrato la porta. "Un senatore che lavora incessantemente per il territorio e che ha portato il partito dal 4% al 12,5%. Il popolo lucano merita rispetto e va rappresentato da gente lucana del territorio. Io sto con Giuseppe Moles". Così il consigliere regionale della Basilicata di Forza Italia, Gerardo Bellettieri. "Massimo rispetto per la seconda carica dello Stato - ha aggiunto - ma Moles merita riconoscimento per il lavoro svolto da anni sul territorio". Ma la decisione di dirottare nella regione lucana la presidente del Senato, padovana, è stata accolta con un certo stupore anche nello stesso Veneto dove non vedono di buon grado l'avvento della bolognese Anna Maria Bernini, capogruppo azzurra a Palazzo Madama.


Se, da una parte, il coordinatore di Fi in Veneto Michele Zuin concorda con i vertici e dice di non scandalizzarsi ("Casellati è una punta di diamante del partito, forse hanno ritenuto che possa dare un impulso maggiore a quel territorio", spiega), dall'altra c'è chi vede a rischio la tenuta del partito sul territorio e il rapporto con il suo tessuto produttivo, già messo in crisi dalla caduta del governo Draghi. "Lo stato di salute del partito in Veneto è pessimo. Ci sono province dove non si farà nemmeno attivismo per la campagna elettorale", il punto di vista del deputato bellunese Dario Bond, vice coordinatore regionale forzista, che annuncia la fine della sua esperienza azzurra. "Lascerò il partito. Non ho ancora ufficializzato la mia decisione perché essendo uno dei fondatori non volevo creare problemi. Però così non si può andare avanti...", ha aggiunto. "I collegi uninominali di Fi in Veneto sono due e non sarà candidato nessun veneto. Io dico che il partito è stato cannibalizzato. Personalmente non ho neanche chiesto un posto, né al Senato né alla Camera, né all'uninominale né al proporzionale. Io questo partito non lo voterò, non c'è più l'anima del territorio", ha concluso.


Malumori anche legati a Claudio Lotito che sembra doversi candidare nell'uninominale per il Senato in Molise. Altra regione che resterebbe a bocca asciutta e già segnata dal caso di Anna Elsa Tartaglione, deputata uscente di Isernia, fino a pochi giorni fa destinata al seggio sicuro, esclusa all'uninominale della Camera per la scelta su Lorenzo Cesa, segretario nazionale di Unione di Centro. Intanto a dire addio è intanto il senatore Francesco Giro, con la doppia tessera di Fi e Lega. "Dopo quasi 25 anni di impegno politico diretto, nelle istituzioni e fra la gente, a Roma e nel Lazio, è giunto il momento anche per me di fare un passo indietro e sostenere", ha annunciato.


A sminuire le tensioni, ci prova Antonio Tajani. "Le questioni" sulla definizione delle liste "sono complicate per la riduzione del numero dei parlamentari, inevitabilmente ci sarà chi non potrà tornare in Parlamento nonostante la nostra voglia di valorizzare chi ha lavorato bene, ma tutti saranno valorizzati. Mi auguro non ci siano polemiche, sono cose fisiologiche nella formazione delle liste che ci sia chi è più contento e chi meno, ma se si chiude una porta si apre un portone e se vinciamo le elezioni tutti potranno essere protagonisti. Domani chiuderemo tutto, questa sarà una notte di lavoro", dichiara il coordinatore nazionale di Forza Italia.


Fonte La Repubblica

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