di Vera Dugo Iasevoli
Pomigliano d’Arco può vantare di avere sul suo territorio un edificio dichiarato: Monumento Nazionale! E di ciò deve andare orgogliosa, in quanto, all’epoca, nonostante Pomigliano fosse solo un semplice e modesto paesino, pur tuttavia fu scelto dalle nobili e illustri famiglie degli Imbriani e dei Poerio, quale luogo d’affetto e d’elezione, in cui rifugiarsi e in cui abitarvi anche stabilmente per lunghi periodi.
Infatti, il legame con la nostra piccola comunità era nato allorquando Matteo Imbriani Juniore, incontrando la diciottenne Caterina de Falco, anch’ella appartenente ad una illustre famiglia originaria di Napoli ma trasferitasi a Pomigliano d’Arco, se ne era perdutamente innamorato e l’aveva sposata.
Dalla loro felice unione nacque Paolo Emilio che sposò Carlotta Poerio; e fu dal loro fecondo legame, che vide la luce una stirpe gloriosa di uomini illustri e di patrioti, di cui l’Italia tutta e Pomigliano, in particolare, devono andare fieri e non possono dimenticare.
Purtroppo, però, il 1860 morì la dolce e giovanissima figlia degli sposi Imbriani-Poerio; la diciottenne Caterina, che portava il nome della nonna paterna e, per darle una degna, ultima sepoltura, Paolo Emilio volle far erigere un Sepolcro di famiglia, nel cimitero di quella Pomigliano di cui, con malinconica nostalgia, ricordava nelle sue rime le calde, umide estati trascorse, sulle rive del Lagno Spirito Santo, a cogliere viole mammole.
Fu così che, il 10 ottobre 1861, fu terminata la “Cappella Imbriani Poerio”, la cui architettura è semplice e lineare nelle forme, in quanto esse ricalcano ancora quel gusto neoclassico, che aveva imperversato tra la fine del XVIII e il primo quarto del XIX secolo; la facciata del Sepolcreto reca un timpano con tetto a doppio spiovente e al centro un portale architravato, affiancato da due lesene scanalate ai lati; la Cappella si trova quasi al centro del vecchio Cimitero, di fronte alla Chiesa e, al suo interno, vi sono sepolti tutti i membri delle ormai estinte famiglie Imbriani e Poerio, delle quali restano solo alcuni lontanissimi eredi collaterali.
Le sepolture recano auliche epigrafi, molte delle quali scritte da Paolo Emilio che, oltre ad essere anche poeta, fu particolarmente versato in questo tipo di composizioni, di cui la più toccante è certamente quella a Giorgio Pio, altro suo adorato figlio, morto ventenne a Digione, per la liberazione della Francia. Inoltre, all'interno del Sepolcro, entrando sulla destra, vi è una copia in gesso della statua del grande scultore Tito Angelini: "L'angelo del dolore".
Quando Matteo Renato, l'ultimo degli Imbriani, morì senza eredi, a Pomigliano si pensò di far dichiarare "Monumento Nazionale" la Cappella in cui riposavano tre generazioni di patrioti italiani e presso la quale, fino alla prima guerra mondiale, nel giorno XX settembre di ogni anno, in ricordo della presa di Porta Pia, venivano a porgere gli onori una schiera di "repubblicani", intabarrati in ampi mantelli e con cappelli a larghe tese.
La prima petizione perchè la Cappella fosse dichiarata Monumento Nazionale partì da Pomigliano il 15 dicembre 1910, suffragata da una grande, entusiastica commemorazione, svoltasi il 5 marzo seguente, alla quale presenziò l'onorevole Mirabelli che, nell'ambito del suo lungo discorso, sottolineò come i due nomi “Imbriani e Poerio” si intrecciassero e confondessero con le pagine più gloriose del Risorgimento italiano.
Fu, infine, con reale decreto del 23 gennaio 1930, che la tomba fudichiarata “Monumento Nazionale” e, per l’importanza che riveste, è auspicabile che questo "Sacrario di Uomini Illustri" possa essere sempre tutelato, restaurato e salvaguardato opportunamente, affinché possa conservare il decoro e la dignità che gli spettano, in quanto luogo depositario di memorie storiche locali e nazionali, da preservare e tramandare.
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