Nei paesi dell’Unione europea, 1 detenuto su 5 non è stato condannato per alcun crimine – un totale di oltre 98mila persone in detenzione preventiva. Questo nonostante gli studi suggeriscano che la detenzione preventiva, nella maggior parte dei casi, non sia necessaria. Oltre al fatto che ricorrere a modalità alternative per gestire persone non ancora condannate aiuterebbe a contrastare il sovraffollamento carcerario. Un problema sentito in tutti i paesi dell’Unione europea.
Sono molte in Europa le persone in condizioni di detenzione preventiva. Parliamo di presunti innocenti, che non hanno ancora ricevuto una condanna definitiva. Quello che maggiormente varia da paese a paese è però la ragione o il processo che porta le persone a essere detenute prima del processo.
Uno dei meccanismi più evidenti è che la detenzione preventiva ha un'incidenza decisamente maggiore tra gli stranieri. In Germania ad esempio, stando alle statistiche federali, i cittadini stranieri costituiscono il 60% di tutte le persone in condizioni di detenzione preventiva. Pur essendo appena il 12% della popolazione nazionale. Un altro aspetto ricorrente è che nelle maggior parte dei casi in custodia cautelare si trovano le persone disoccupate e, in circa la metà dei casi, senzatetto.
Sempre in Germania, circa un terzo delle persone in detenzione preventiva sono accusate di crimini minori come piccoli furti o taccheggio. La ricerca suggerisce che questo fenomeno sia diffuso in tutto il continente.
A questo si aggiunge che spesso la detenzione preventiva è particolarmente dura. Le persone possono essere rinchiuse per 23 ore al giorno e avere pochi contatti con il mondo esterno e poche attività a disposizione per trascorrere il tempo. Come mostra un altro recente studio, le misure di reintegrazione come il lavoro e i programmi sociali non sono messe a disposizione dei presunti innocenti. I quali sono inoltre esposti a una condizione di forte incertezza rispetto al proprio futuro.
La detenzione preventiva è una situazione che può prolungarsi. In Germania ad esempio circa l'80% delle persone è costretto a rimanervi per più di 3 mesi.
La legge tedesca dice esplicitamente che il tempo passato in custodia cautelare deve essere proporzionato alla sentenza potenziale (e viene poi sottratto da quest'ultima). Solo che nella metà dei casi i processi non terminano con una condanna. Circa il 30% delle persone in detenzione preventiva finisce con la libertà vigilata. Mentre il 10% riceve solo una multa, e nel 7% è assolto, condannato ai servizi per la comunità o ai programmi di riabilitazione, oppure le accuse sono fatte cadere.
Ci sono misure alternative che i tribunali potrebbero scegliere di implementare. I sistemi legali dell'Ue già lavorano per perseguire gli accusati nei loro paesi di provenienza o estradarli per il processo piuttosto che detenerli dove si trovano. Ma molto spesso queste regole non sono seguite.
Una delle possibilità ad esempio sarebbe quella di sostituire la custodia cautelare con il monitoraggio elettronico degli accusati nelle loro abitazioni, se possibile. Una pratica che è divenuta comune in Italia e in Belgio.
Con numeri elevati di persone in prigione, eliminare la custodia cautelare potrebbe contribuire enormemente al contenimento del sovraffollamento carcerario. Circa 1 paese su 3 in Ue (tra cui anche l'Italia) ha le carceri sovraffollate, cioè una condizione in cui il numero di detenuti effettivi supera la capienza totale della struttura.
Si tratta di una situazione che si è dimostrata particolarmente problematica durante la pandemia, dove la vicinanza tra detenuti e le condizioni igieniche hanno reso le carceri un luogo ideale per il contagio. Se tutte le persone detenute preventivamente fossero liberate, quasi tutti i paesi Ue risolverebbero i loro problemi di sovraffollamento immediatamente. E anche se la custodia cautelare rimanesse necessaria in alcuni casi, ridurre questa pratica comporterebbe comunque un certo sollievo alle prigioni, sovraccariche, oltre che a chi si trova incarcerato al loro interno.
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