di Mario Sorrentino (già Dirigente Scolastico)
Come evolverà l’Educazione nell’era dell’Intelligenza Artificiale? In un mondo che cambia, alla ricerca e alle politiche per l’educazione è richiesto di orientare l’istruzione affinché prepari gli studenti alle sfide tecnologiche, consentendo alla Scuola e alle comunità educanti di guidare l’innovazione. L’interazione tra le nuove frontiere dell’automazione e dell’intelligenza artificiale e i cambiamenti economici e demografici è così complessa che è diventato fondamentale investire nell’istruzione e nello sviluppo delle competenze.
Esiste una domanda crescente nei confronti delle scuole perché preparino gli studenti ai cambiamenti economici e sociali più rapidi, ai posti di lavoro che non sono stati ancora creati, alle tecnologie che non sono state ancora inventate e a risolvere problemi sociali che non esistevano in passato. I bambini che oggi hanno 5 anni trascorreranno la maggior parte della loro vita lavorativa nella seconda metà del 21° secolo, in un mondo trasformato dalle tecnologie. Che posseggano o no le competenze adeguate a quel futuro dipende dai sistemi scolastici attuali. Sia la Commissione europea nel piano d’azione per l'istruzione digitale (2021/2027) che la Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale, pubblicata dal Ministero dello Sviluppo economico, hanno evidenziato le stesse necessità:”c’è bisogno di riprogettare il curricolo delle scuole affinché includa gli apprendimenti nel campo dell’Intelligenza Artificiale e dei dati e di prevedere investimenti per favorire l’aggiornamento delle competenze di studenti e corpo docente.
Come l'intelligenza artificiale può aiutare la didattica. L’utilizzo didattico dell’intelligenza artificiale è un tema che non riguarda solo gli studenti ma tocca anche i docenti, il personale amministrativo, i dirigenti, le famiglie: tutti gli attori del sistema scuola. Uno dei temi più importanti è quello della cosiddetta explainability, ossia la comprensione e la spiegazione di cos’è e come funziona un’intelligenza artificiale. Ovvero: prima di usarli, prima addirittura di ipotizzare per cosa usarli, bisogna anzitutto conoscere questi strumenti. Capire come funzionano, quali sono le loro potenzialità e (soprattutto) quali sono i loro limiti. Quindi,c’è bisogno di una cultura dell’intelligenza artificiale, al momento ancora lacunosa sia tra gli studenti che tra i docenti.
Nel caso delle intelligenze artificiali generative come ChatGPT, per esempio è indispensabile comprendere come funzionano i prompt da dare al sistema: con prompt pessimi si hanno output pessimi, e gli strumenti perdono di utilità (tanto che è nata una branca apposita, la prompt engineering).Fatta questa premessa, cerchiamo di entrare più nello specifico. L’intelligenza artificiale ha due possibili categorie di applicazione nel campo dell’educazione: le cosiddette utilità di sistema – quelle riferite al sistema scuola o al sistema università nel loro insieme – e le utilità didattiche, specifiche per l’insegnamento o per l’apprendimento.Tra le utilità di sistema è stato condotto una sperimentazione relativa alla dispersione scolastica, e in particolare al drop-out universitario.
Gli algoritmi dell'AI che, esaminando gli accessi degli studenti alle piattaforme online, le presenze a lezione, i tempi di consegna dei compiti e altri parametri, prevedono quando è più probabile che uno studente possa abbandonare gli studi: l’idea è che in questo modo si possa intervenire per tempo, per esempio con un riorientamento rapido o offrendo un piano didattico personalizzato, ed evitare l’abbandono”. E ancora: “Un'altra utilità di sistema è quella legata al sistema di valutazione delle scuole, infatti,l’intelligenza artificiale può fare da supporto a questo sistema, per esempio leggendo e comparando in modo integrato tutti i dati raccolti e individuando criticità, punti di forza, lacune. Oppure prevedere i risultati futuri e suggerire, ancora una volta, interventi tempestivi laddove servono.E infine, last but not least, ci sono tutti gli strumenti che possono aiutare gli studenti a studiare e fare i compiti, oltre al già citato ChatGPT, “i cosiddetti mediatori visivi che compensano la parte “trasmissiva” delle lezioni, per esempio gli algoritmi che a partire da un testo (che può essere la trascrizione di una lezione) producono mappe concettuali”.
A che punto siamo, dunque? Va detto che esistano ancora resistenze da parte del sistema educativo rispetto all’adozione di questi strumenti, in parte dovute al fatto che per definizione la scuola è un luogo conservatore e contrapposto all’innovazione, e in parte dovute alle paure relative alla privacy. Un tema certamente delicato e importante, ma che non va ingigantito. Quello della privacy è (almeno in parte) un falso problema. Si può superare facilmente tenendo i dati in grigio: nel caso della scuola non serve una profilazione profonda, non serve sapere a quale studente è riferito a un certo dato. L’importante, nella maggior parte dei casi, è avere delle informazioni aggregate. Anche su questo tema c’è bisogno di maggiore consapevolezza e formazione.
L'intelligenza artificiale e scuola sembra quindi un binomio destinato a darci delle sorprese: una strada verso il cambiamento che non potrà essere ignorata. Non sarà facile, ma apprendimento e insegnamento dovranno andare di pari passo delle prossime rivoluzioni nella società: un mondo nuovo per cui stiamo preparando le nuove generazioni.L’effetto dell’AI sulla società è ancora imprevedibile: sappiamo che ci sarà, e che saranno impattati tutti i settori, dal mondo del lavoro all’ entertainment, dalla sanità ai trasporti. Il mondo non sarà più lo stesso, e l’istruzione dovrà essere protagonista, gestendo questo cambiamento come enorme opportunità.
Testata Giornalistica con iscrizione registro stampa n. cronol. 1591/2022 del 24/05/2022 RG n. 888/2022 Tribunale di Nola